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L'esposto

Sanità, Snals: “Serve maggiore tutela per i pazienti più fragili”

martedì 4 Novembre 2025

La scrivente Organizzazione Sindacale SNALS Università, con il presente esposto “intende denunciare con fermezza e profondo sdegno la gravissima condizione in cui versa la sede “provvisoria” dell’Ambulatorio Gravi Disabili del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo”.

Di seguito la nota del Coordinatore Provinciale Giovanni Madonia Ferraro e del Segretario Provinciale Avv. Giovanni Provenzani indirizzata alla Regione.

“In buona sostanza, infatti, ciò che dovrebbe essere un luogo di accoglienza, rispetto e tutela per i pazienti più fragili si è trasformato invero in un simbolo di incuria e di negazione della dignità umana. È inaccettabile che in un’Azienda Ospedaliero-Universitaria — centro di formazione, ricerca e assistenza di eccellenza — si possa consentire che un servizio rivolto ai disabili gravi, operi in condizioni tanto indecorose da ledere i diritti fondamentali delle persone e delle famiglie coinvolte”.

“Non v’è chi non veda come tale situazione leda in toto il quadro normativo di cui al D.M. 236/1989 ove sono indicate le principali regole in materia di accessibilità e tutela delle persone con disabilità, e che rappresenta il principale riferimento normativo in materia.

Tale decreto stabilisce che tutti gli edifici pubblici, gli spazi sanitari e i servizi aperti al pubblico debbano essere progettati e mantenuti in modo da assicurare piena accessibilità, visitabilità e adattabilità.

  • Accessibilità significa garantire alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale la possibilità di accedere, muoversi e usufruire degli ambienti e dei servizi in condizioni di sicurezza e
  • Visitabilità implica la possibilità di accedere e utilizzare almeno una parte significativa degli spazi principali di un edificio, in particolare quelli destinati alla relazione con il pubblico.
  • Adattabilità riguarda la capacità degli spazi di essere modificati nel tempo, senza interventi strutturali rilevanti, per renderli accessibili a tutti.

Il decreto prevede inoltre requisiti tecnici imprescindibili:

  • corridoi e passaggi adeguati al transito di carrozzine (spazio di manovra minimo 1,50 m);
  • servizi igienici idonei, separati e dotati di ausili per l’autonomia personale;
  • percorsi orizzontali e verticali privi di ostacoli, con rampe, porte, ascensori e maniglie conformi;
  • segnaletica, indicatori visivi e tattili per persone non vedenti o ipovedenti;
  • accessi esterni, parcheggi e postazioni riservate facilmente raggiungibili e

A queste prescrizioni si aggiungono il D.P.R. 503/1996, che estende l’obbligo di accessibilità agli edifici e spazi pubblici, e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo Stato italiano, che riconosce la piena partecipazione e inclusione sociale come diritto fondamentale.

Consegue da quanto sopra esposto, che ogni struttura sanitaria è giuridicamente e moralmente tenuta a rispettare questi standard, a maggior ragione quando si tratta di servizi dedicati a pazienti con disabilità gravi e complesse.

Ciò premesso, accade purtroppo che nel più grande ospedale universitario della Sicilia, ovvero il Policlinico Paolo Giaccone, la disabilità viene accolta in stanze senza porte, accanto ad un bagno e sotto l’occhio di una telecamera che non ha ragione d’esserci, sia perché il suo utilizzo non è mai stato oggetto di una preventiva autorizzazione da parte dell’ispettorato del lavoro, ne’ oggetto di un accordo con i sindacati.

Ed ancora.

L’Ambulatorio Gravi Disabili rappresenta l’unico punto dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria dedicato alla presa in carico di pazienti con disabilità complesse. Eppure, oggi versa in condizioni che nessuna struttura sanitaria dovrebbe tollerare: gli spazi assegnati sono angusti, appena sufficienti per consentire l’accesso di una carrozzina; il bagno disabili è collocato nella stessa stanza in cui il personale riceve i pazienti e compila la documentazione sanitaria. Ciò costituisce una commistione inaccettabile tra area assistenziale e servizio igienico, che nega ogni concetto di riservatezza, autonomia e decoro. Nella stanza visite non esiste una porta, ma una semplice tenda a separare il paziente dal resto dell’ambiente. Il medico visita mentre altri entrano, escono, parlano.

Tale situazione è inaccettabile posto che in un Policlinico universitario, la cura inizia dallo spazio fisico che accoglie il paziente, non da un modulo o da un algoritmo. La disabilità non è un dettaglio logistico da collocare accanto alla Fisiatria, ma una condizione umana complessa che richiede rispetto, protezione e attenzione — tanto sul piano clinico-assistenziale quanto su quello umano. Trattarla come un problema di spazio equivale a negare la centralità della persona e il diritto alla dignità di chi vive una fragilità che coinvolge non solo il paziente, ma l’intera famiglia.

Le testimonianze raccolte delineano una realtà inaccettabile per un presidio ospedaliero pubblico. Il bagno dentro la stanza di accoglienza e la telecamera nella sala visite non sono semplici irregolarità tecniche: sono ferite alla dignità umana. Chi arriva in carrozzina o con disabilità cognitiva non deve subire l’umiliazione di essere visitato in un ambiente aperto e sorvegliato.

Le norme esistono e sono chiare: il D.M. 236/1989, la Legge 13/1989, il D.P.R. 503/1996 e la Convenzione ONU impongono a tutte le strutture pubbliche di garantire piena accessibilità, autonomia, sicurezza e rispetto della persona.

Lì dove la legge dovrebbe essere rigidamente applicata, regna invece la prassi del “ci arrangiamo”.

L’Ambulatorio “Gravi Disabili” deve essere un simbolo di civiltà sanitaria e sociale, non il luogo dove la fragilità viene esposta, spiata e svilita. Si era da più parti auspicato un intervento immediato della Direzione Strategica e del Comitato Consultivo Aziendale (C.C.A.) per verificare, documentare e correggere una situazione indegna di un’azienda universitaria, ma ciò purtroppo è rimasta lettera morta”.

Servono azioni urgenti e concrete quali:

  • la rimozione immediata della telecamera dalla stanza visite;
  • l’installazione di una porta o barriera fisica che restituisca la privacy;
  • la separazione del bagno disabili dall’area di accoglienza;
  • l’individuazione, in tempi brevi, di una sede realmente adeguata all’utenza;
  • la pubblicazione dei tempi previsti per il rientro nella sede

“E’ evidente che, quando un paziente in carrozzina viene visitato in una stanza senza porta, accanto a un bagno aperto e sotto l’occhio di una telecamera, si viene a creare una situazione inaccettabile.

Il Policlinico “Paolo Giaccone” oltre al dovere morale ha anche quello giuridico di garantire che i disabili non siano pazienti di serie B, ma cittadini portatori di diritti inviolabili, che necessitano di specie tutele e garanzie. La disabilità è il banco di prova più alto della civiltà di un sistema sanitario che non può in alcun modo venire disatteso o comunque minimizzato.

La scrivente Organizzazione Sindacale non può che denunciare la continua inerzia fallimentare e la colpevole indifferenza con cui vengono oggi trattate questioni che investono la dignità umana e il rispetto dei diritti fondamentali.

Non è più tollerabile che la tutela dei disabili resti confinata tra gli alibi tecnici e le giustificazioni burocratiche di chi avrebbe il dovere morale e istituzionale di intervenire per garantire equità, accoglienza e rispetto, motivo per cui con il presente esposto si auspica che la Direzione Aziendale assuma impegni concreti e immediati, pubblici e verificabili, a tutela di chi ogni giorno affronta la disabilità come condizione di vita e non come emergenza occasionale.

Per le ragioni sopra esposte, pertanto, l’Organizzazione Sindacale SNALS Università chiede: che le Eccellentissime Autorità adite Vogliano, ciascuna per le proprie competenze, disporre gli opportuni accertamenti e adottare le misure previste e consentite dalla legge in ordine ai fatti così come esposti dettagliatamente in narrativa”.

 

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