Come abbiamo più volte ribadito in queste settimane, al momento niente rimpasto.
La cena in programma stasera tra il governatore siciliano e il gruppo di FdI all’Ars è saltata per la concomitanza con le trasferte legate ai funerali di Silvio Berlusconi e più in generale al momento di lutto della politica siciliana, ma c’è chi giura che il verbo del presidente del Senato La Russa rimane lo stesso ed è da tempo chiaro a tutti: ”Fino alle Europee non si tocca nulla”.
Era questa un’occasione per uscire alla fine con le solite facce rilassate e la consueta nota “di un clima sereno e collaborativo”, ma anche questa è rinviata alla prossima in cui ci saranno emergenze da disinnescare.
Eppure è chiaro che il tema è solo rinviato. Rispetto alla conferma della sua attuale squadra il presidente della Regione Renato Schifani ha altri programmi, o meglio uno schema molto più allargato entro cui operare. A partire dal fronte ampio a cui sta lavorando, relativamente sotto traccia, che al di là del perimetro del centrodestra potrebbe ricomprendere qualche esponente Pd in pausa di riflessione e i grillini “avvicinabili” dal neo forzista Giancarlo Cancelleri, che comunque in dote rende agli azzurri, una naturale capacità di portare scompiglio. Una nuova maggioranza insomma da piazzare al posto di quella uscita dalle urne a settembre scorso.
I grillini in questi mesi non hanno fatto grande opposizione a Schifani e si sono rivolti costantemente più all’azione del passato governo regionale, a guida Musumeci, che ad altro. Altresì va detto, che è difficile immaginare Luigi Sunseri, improvvisamente filocancelleriano al punto di passare dall’altra parte della barricata.
Destrutturare e ricomporre. Basterà questo per creare l’incidente di Sarajevo, sfumato già un paio di volte e sostituire i poco amati, Turano, Scarpinato e Falcone?
Forse no, ma in caso di equilibri parlamentari da riconsiderare, il messaggio a cui punta Palazzo d’Orleans non è propendere per l’ala d’agostiniana, privilegiandola rispetto all’attuale assessore all’Economia, quanto quello di mettere nel calderone il nuovo mosaico e dare un nome e un cognome (oltre che una delega) ai nuovi esponenti pronti a salire sul carro.