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Scrittura, verso la nascita della “Scuola Holden” a Palermo

martedì 22 Maggio 2018
scuola Holden, art. Botindari

Stiamo tentando di costruire con la Scuola Holden insieme al Rouge et Noir a Palermo un vero percorso di formazione in cui la narrazione diventa un modo per conoscere, rappresentare e raccontare la contemporaneità.” Così ci dice la scrittrice Evelina Santangelo al termine del secondo corso questa volta dal titolo “Inventare i luoghi” conclusosi lo scorso fine settimana.

Curo da tempo il sogno di portare la Scuola Holden nella mia città e dopo aver ricevuto riscontri positivi da ‘lessico famigliare’ e quest’ultimo corso, siamo dell’idea di fare di questi primi momenti l’inizio di un percorso, portando avanti seriamente l’idea della continuità nella nostra città. Adesso stiamo programmando un’interessante programma per il prossimo autunno, dovremmo riprendere a settembre con un programma più strutturato che metteremo a punto, a breve ho una riunione con la Holden finalizzata all’organizzazione di corsi che sono stati immaginati per Palermo e non sono mai stati realizzati in nessun’altra città”.

Dopo aver approfondito nella prima esperienza il lessico nella narrazione, questa volta è stato il turno di “inventare i luoghi”, un programma nuovo e ambizioso che ha dato l’occasione per leggere la realtà con due strumenti diversi, il libro e la macchina da presa e soprattutto con due docenti diverse, la scrittrice Evelina Santangelo e la regista Costanza Quatriglio apprezzate e di successo nei loro campi.

Attraverso la carta stampata degli inseparabili libri vissuti e sottolineati e chi sa quante volte riletti che appesantivano lo zaino materiale della scrittrice Evelina Santangelo siamo entrati nel suo mondo della narrazione, accompagnati dal bagaglio metaforico evocato nella sua professione, nel mondo dei suoi romanzi quali “La lucertola color smeraldo”, “Il giorno degli orsi volanti”,”Senzaterra”, “Cose da pazzi” e “Non va sempre così” o la raccolta di racconti “L’occhio cieco del mondo” tutte opere pubblicate da Einaudi, o nella sua attività di traduttrice “Firmino di Sam Savage” e “Rock ’n’ Roll” di Tom Stoppard.

Per non parlare dell’intensa attività di editor e curatrice come nel caso di “Terra matta” di Vincenzo Rabito e in ultimo della sceneggiatura di “La Terramadre”, regia di Nello La Marca.
È stata una grande emozione rileggere pagine dei classici della letteratura internazionale, come il rincontrare il gigante di Melville non attraverso la sua immensa balena bianca ma attraverso la narrazione di un insignificante Bartleby lo Scrivano di Wall Strett che si trova davanti ad un grande muro invalicabile e che “preferisce di no” o il riscoprire “La grande Bretèche” di Balzac, studiandone le dimensioni temporali e i suoi punti di vista che man mano nel racconto, come attraverso degli zoom ci portano dall’indovinare allo scoprire il grande orrore custodito nel segreto di quella casa, con quel giardino in cui il tempo si è fermato.

Analogamente e parallelamente è stata la volta dell’occhio della macchina da presa e di ciò che è filmabile e soprattutto di ciò che non è filmabile ma comunque rappresentabile, riprodotta in aula attraverso gli strumenti multimediali, il computer, dvd o il moderno internet. È stata anche l’occasione per rivedere gli stessi concetti attraverso lo strumento cinematografico, mediante la sublime tecnica di Bresson nell’incipit del suo “Diario di un ladro”, o altri frammenti di cinematografia internazionale emblematica della narrazione dei luoghi e del non filmabile.

Anche qui è stato possibile godere, approfittando della presenza dell’autore, del bagaglio delle opere personali di Costanza Quatriglio attraverso brani delle sue pellicole quali “Triangle” con le due storie tra loro speculari, distanti un secolo, di denuncia sulla condizione del lavoro e sui diritti della classe operaia e la nascosta denuncia del declino di una civiltà e di diritti ormai negati.

O ancora, del drammatico e breve ma intenso “Con il fiato sospeso”, ispirato alla storia vera di tre ragazzi dottorandi di ricerca morti per le conseguenze dell’inquinamento ambientale dentro ai laboratori di chimica dove gli studenti di Farmacia facevano ricerca. )I toccante “87 ore”, rappresentazione reale della morte attraverso, per l’appunto, “le 87 ore” terminali di un povero cristo deposto in un letto di una clinica per l’igiene mentale abbandonato alla cura continua di una videocamera di sorveglianza che, invece che custodire e monitorare, ha finito per denunziare attraverso la realtà e la crudezza delle immagini l’inefficienza e di un sistema, non appena attraversato una porta gialla, soglia del narrabile e dell’invalicabile.

Chiediamo a Costanza Quatriglio un giudizio su questa esperienza appena conclusa:Il corso è stato breve ma intenso. È stato bello avere come allievi delle persone adulte, con le loro professioni, conoscere la loro storia personale, il loro bagaglio e potere istaurare dei dialoghi. Io e Evelina insieme abbiamo fatto tante altre cose in altri contesti ma questa è la prima volta che abbiamo avuto l’opportunità di concepire un corso insieme dalla A alla Z. “

Un incontro fortunato il loro per il quale basterebbe rammentare il lavoro che entrambi hanno tratto per vie rappresentative diverse del diario “Terramatta – Il Novecento italiano” di Vincenzo Rabito “analfabeta siciliano”, scritto in un improbabile italiano (postumo visto che il diario è stato riproposto dal figlio di Rabito dopo la sua morte). Un grande lavoro per Evelina Santangelo che da editor lo renderà romanzo pubblicabile e di grande successo e parimenti un film documentario pluri premiato per Costanza Quatriglio che tra i tanti riconoscimenti sarà evento speciale ai Venice Days della Mostra di Venezia 2012 e vincerà l’Efebo d’argento e il Nastro d’argento per il Miglior documentario 2013.

Ci dice Evelina Santangelo:La qualità di questi corsi è risultata alta soprattutto per il livello dei partecipanti, questo è stato un valore aggiunto straordinario, obiettivamente abbiamo avuto professionisti di altissimo livello che hanno partecipato a questi corsi. È la prima volta che facciamo un corso over 30 in cui mettiamo insieme i due linguaggi, quello del cinema e quello della letteratura in un discorso sinergico.

Aggiunge Costanza Quatriglio: “Abbiamo cercato di impostare un corso che avesse come obiettivo quello di andare veramente oltre le barriere, che sono a volte anche mentali. Quando dico superare la soglia del filmabile intendo questo: superare la soglia di ciò che la macchina da presa può cogliere, la materia filmabile, appunto, per entrare nel territorio dell’invisibile attraverso procedimenti che sono tutti affidati alle scelte di linguaggio. Per questo con Evelina abbiamo deciso che avremmo fatto un corso che avrebbe avuto come focus l’invenzione dei luoghi immateriali. Chiaramente abbiamo puntato in alto ma mi sembra di poter dire con grande felicità che abbiamo fatto bene”.

“La scuola Holden per sua natura si occupa di tutte le tecniche della narrazione e la loro complessità ne è parte fondante, non è una scuola di scrittura narrativa, ma di tecnica della narrazione studiata a 360 gradi”, spiega la Santangelo. “La sperimentazione di corso di cinema e letteratura insieme viene realizzato per la prima volta e con orgoglio fatto a Palermo “.

Chiediamo a Costanza Quatriglio se ci saranno altre esperienze del genere, e la regista ci risponde: “Da parte mia è stato molto bello poter fare questa ulteriore esperienza con Evelina, poiché ci interagiamo e completiamo a vicenda. Per fare la codocenza ci vuole sintonia perché naturalmente tu condividi lo spazio mentale oltre che fisico, io che insegno regia cinematografica faccio delle codocenze e il mio compito a volte è di coordinare, il docente di montaggio, di sceneggiatura, di altre figure professionali diverse che partecipano alla realizzazione del film. Ma in questo caso c’è un’adesione profonda allo scopo con una compenetrazione e contemporaneamente una differenza di due strumenti diversi, di due linguaggi e di due mondi affini ma non uguali. Quindi, non lo so, sono felice di lavorare con Evelina e senza tema di smentita penso che anche lei sia felice di lavorare con me, questa coesistenza è solo l’inizio, vedrete che cosa faremo.”

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