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Il ddl

“Se domani sono io”

sabato 25 Novembre 2023

“Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.

Questi versi, diventate virali sui social dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin per mano del suo ex fidanzato, sono il sintomo di un dolore che avvelena tutte le donne d’Italia e non solo.

L’autrice della celebre poesia è Cristina Torres-Cáceres, attivista femminista peruviana che nel testo si rivolge alla madre e le chiede di “distruggere tutto” nel caso in cui dovesse essere lei la prossima vittima di femminicidio.

I casi di violenza di genere costellano continuamente le pagine della cronaca mondiale e anche in Italia il problema sembra irrisolvibile. Il recente caso di Cecchettin ha sconvolto l’intera nazione mostrando come la violenza di genere possa colpire chiunque, indipendentemente dall’età o dal ceto sociale a cui si appartiene.

I DATI SICILIANI

La Sicilia non fa eccezione. La Regione, che la scorsa estate è stata al centro delle cronache per lo stupro avvenuto al Foro Italico ai danni di una 19enne, registra dati preoccupanti.

Stando ai dati diffusi dal report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale (aggiornato al 19 novembre 2023) dall’inizio dell’anno sono stati registrati 295 omicidi (+4% rispetto allo stesso periodo del 2022), con 106 vittime donne (-3% rispetto allo stesso periodo del 2022 in cui le donne uccise furono 109). In particolare, le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 87 (-4% rispetto allo stesso periodo del 2022 in cui vittime furono 91) e di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner (+4%). Sei le vittime in Sicilia.

Secondo l’ultimo rapporto del ministero dell’Interno sui reati puniti dal cosiddetto Codice rosso, la Sicilia ha un triste primato: con 881 casi è la prima regione per le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, ed è al secondo posto per i casi di revenge porn, cioè la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

Complessivamente in Italia sono oltre 12 milioni, pari a quasi il 51%, le donne tra i 18 e gli 84 anni che hanno riferito di essere state vittime almeno una volta, nel corso della propria vita, di un episodio di violenza fisica o psicologica, ma di queste solo il 5% ha denunciato l’accaduto. Questo è quanto rilevato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr con lo studio Ipsad, Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs.

Stalking, atti persecutori, intimidazioni e minacce scandiscono le giornate di troppe donne in tutta l’Italia, per un totale di oltre 2,5 milioni le donne (10,1%) che riferiscono situazioni di violenza psicologica e 80.000 (0,3%) quelle attualmente vittime di violenza fisica.

“Se non torni ti faccio fare la fine di quella in Tv” è la minaccia che negli scorsi giorni un 64enne di Priolo Gargallo – successivamente arrestato dalla polizia – ha rivolto nei confronti dell’ex compagna riferendosi alla vicenda di Giulia Cecchettin. Un episodio singolare che dimostra come i fiumi di parole che sono stati riversati sul 105esimo femminicidio in Italia non siano serviti a nulla, o quasi.

Il 22 novembre è stato pprovato all’unanimità in Parlamento il ddl contro la violenza di genere, che entrerà in vigore dai primi di dicembre.

TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE

Il decreto legge, costituito da 19 articoli, prevede un inasprimento delle procedure processuali e penali e un rafforzamento del cosiddetto Codice rosso introdotto nel 2019. Con questo termine si fa riferimento alla legge 19 luglio 2019, n. 69 che rafforza la tutela di tutti coloro che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti ed è stato introdotto per fornire alle persone vittime di abusi una corsia prioritaria e accelerata, in analogia al codice adottato nell’accettazione presso gli ospedali, che identificano con il rosso i casi più gravi e urgenti da trattare.

Il nuovo ddl consente anche un potenziamento delle misure preventive mediante l’ampliamento dell’elenco dei reati per i quali possono essere applicate misure di prevenzione personali, l’obbligo di informare le vittime su centri antiviolenza in casi specifici; l’aumento delle pene per reati di violenza domestica commessi da soggetti già ammoniti.

Inoltre, si introduce la possibilità di adottare misure di vigilanza dinamica per prevenire la reiterazione delle condotte violente.

La legge mira a garantire una maggiore rapidità nella fase cautelare delle indagini e l’arresto in flagranza “differita” entro 48 ore se la vittima è in possesso di video, foto o messaggi che testimoniano le violenze subite.

Previste anche pene più severe, come l’aumento della pena massima in caso di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento e l’estensione di questa pena a una serie più ampia di contesti e decisioni giuridiche.

LE MISURE DI PREVENZIONE

Le nuove norme introducono modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, al fine di rafforzare le iniziative contro i reati legati alla violenza domestica, imponendo l’obbligo di informare le vittime su centri antiviolenza in casi specifici.

Maggiori risorse saranno destinate alla formazione del personale che si occupa di casi di violenza sulle donne – partendo dalle forse dell’ordine fino alla magistratura – col fine di creare maggiore consapevolezza sulle condizioni in cui la violenza di genere può verificarsi.

Una crescente consapevolezza è anche l’obiettiva che ci si auspica di raggiungere sui banchi di scuola tramite il progetto “Educare alle relazioni”, l’iniziativa del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara.

“Per la prima volta si intende affrontare il tema del maschilismo, del machismo e della violenza psicologica e fisica sulle donne. Il progetto si sviluppa su più piani, con l’educazione civica dall’elementari alle superiori, c’è l’invito a far entrare la cultura dei rispetto in tutti gli insegnamenti. Poi c’è il progetto specifico nelle scuole superiori e si articola con gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli studenti in prima persona” ha illustrato il ministro in occasione della presentazione del protocollo “Educare alle relazioni”, in compagnia della ministra alle pare opportunità Eugenia Roccella che ha aggiunto: “Il patriarcato esiste eccome, ma i protagonisti del cambiamento devono essere gli uomini mentre alle donne dobbiamo dare gli strumenti per riconoscere le violenze e difendersi”.

LE CRITICHE AL PROVVEDIMENTO

Nonostante le belle parole usate dai ministri dell’istruzione e alle pari opportunità, il disegno di legge viene accusato di non essere abbastanza. Se da un lato l’inasprimento delle pene dovrebbe scoraggiare il compimento di atti violenti, nel caso della violenza di genere e dei crimini passionali questo non sempre costituisce una garanzia. Dall’altra parte, invece, si ha una notevole scarsità di misure preventive.

Il progetto “Educare alle relazioni”, infatti, come ideato, non fornisce nulla di più che una minima infarinatura sul tema attraverso 30 ore extracurriculari. Le scuole interessate potranno partecipare ad avvisi pubblici e a partire dal prossimo anno scolastico, le attività si svolgeranno di pomeriggio attraverso focus group di discussione moderati dagli insegnanti e con l’occasionale supporto di psicologi.

La violenza di genere e il femminicidio sono il frutto di un sistema culturale corrotto e profondamente intriso del patriarcato che spinge molti uomini a crederere di avere il diritto di sovrastare le donne che hanno affianco, siano esse madri, mogli, figlie, compagne o persino perfette sconosciute. Questa mentalità va contrastata nelle scuole con una corretta educazione sentimentale e sessuale che istruisca i ragazzi e le ragazze non solo a riconoscere ed evitare atteggiamenti potenzialmente tossici nelle relazioni con gli altri, ma che gli insegni anche come fuggire da situazioni di pericolo e a chi rivolgersi per chiedere aiuto.

In un paese come l’Italia dove nel 2022 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza (Cav) sono state 60.751 (+7,8% rispetto al 2021) l’iniziativa proposta da Valditara pare non essere sufficiente.

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