Autorevoli esponenti del Pd non perdono occasione per prendere le distanze dal governo Crocetta. E’ almeno da tre anni che ciò avviene. Fino ad ora, però, i distinguo e le prese di posizione contro erano arrivate quasi sempre da esponenti regionali, mentre il partito nazionale aveva tenuto una linea più attendista. Almeno, se si fa eccezione a vecchie esternazioni di Renzi, poi rientrate dopo la nomina di Baccei quale controllore dei conti siciliani.
Quel che però è sotto gli occhi di tutti è che dopo un periodo di relativa calma, l’esito delle comunali deve avere riaperto i giochi in casa Pd. E infatti, l’ultima occasione in ordine di tempo è avvenuta ieri, ad opera del capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato: se non una sconfessione dell’attuale esecutivo, poco ci mancava. Con una chiosa finale dello stesso esponente piddino: “il governo Crocetta è un’esperienza chiusa. Una formula che non può ripetersi”.
Che queste affermazioni arrivino poi da uno dei più fedeli colonnelli renziani è il segnale che, evidentemente, il partito ha di fatto scaricato l’attuale governatore e sta preparando il dopo-Crocetta, con un fronte che vede in prima linea il neoeletto sindaco di Palermo Leoluca Orlando in versione neodem, insieme all’ex procuratore capo di Palermo e oggi presidente del Senato Pietro Grasso, e al vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo. Il tutto, con la benedizione di un partito che in Sicilia, però, – occorre ricordarlo – è saldamente al governo proprio nell’esecutivo Crocetta, con suoi assessori e con numerosi suoi esponenti seduti, a vario titolo, nelle comode poltrone del sottogoverno regionale. Anzi, giusto non dimenticarlo, il Partito democratico è proprio il principale partito al governo della Regione siciliana.
E dunque, coerenza vorrebbe che il Pd – se davvero considera quella di Crocetta un’esperienza chiusa – esca dal governo e apra formalmente la crisi. E di certo, non alla vigilia del voto regionale, giusto per rifarsi una verginità politica agli occhi degli elettori. Insomma, la domanda è come si possa sputare sul piatto del governo regionale e al contempo continuare a gestirlo in prima persona, con assessorati e poltrone pesanti.
In sostanza, dopo la presa di posizione di Rosato, in mancanza di un chiarimento dai massimi vertici del Partito in merito al ruolo del Pd rispetto all’attuale esecutivo regionale, sarebbe ovvio se arrivassero le conseguenti dimissioni da parte di assessori e presidenti vari attualmente in carica in quota Dem. E se questo non dovesse avvenire, sarebbe un bello scatto d’orgoglio se a dimissionarli fosse direttamente Crocetta, mettendoli gentilmente alla porta per esaurito ruolo politico del Pd nel suo governo.
Certo, anche il tal caso si aprirebbe la crisi alla Regione siciliana, ma almeno il governatore ricorderebbe ai suoi compagni di partito che il presidente della Regione lo eleggono i cittadini e che le sue sorti non possono essere soggette agli umori dei partiti che compongono la maggioranza di governo. Accadrà? Crediamo di no. Come al solito prevarranno i giochi di palazzo, in attesa che il Pd e Leoluca Orlando escano dal cappello il nome del vero candidato alla presidenza della Regione.