La Sicilia brucia, gli incendi divampano e ancora una volta la Regione si presenta impreparata ad eventi che ormai da anni si susseguono, in parte per negligenza ma per lo più di origine dolosa, senza che si riesca a porre un freno.
Si giunge anche al paradosso, come ha denunciato il deputato Apprendi sul ilSicilia.it, di una Regione che non ha neanche rinnovato la convenzione con i Vigili del Fuoco e senza che ancora appare chiaro se questo accordo di collaborazione con il governo di Roma sia operativo!
Lo smaltimento dei rifiuti continua a fare acqua da tutte le parti, con una raccolta differenziata lontana da livelli accettabili, impianti di compostaggio insufficienti e le discariche sempre più delle bombe ecologiche pronte a scoppiare.
Pare, inoltre, che ci attenda un’estate di disagi per la penuria di acqua a causa della siccità che ha prosciugato le dighe! Anche questa era una calamità prevedibile ma nessun piano risulta essere stato predisposto. Il presidente dell’AMAP di Palermo fa sapere che richiede la dichiarazione dello stato di calamità naturale da parte della Regione per potere attivare la requisizione di pozzi privati.
Scoppia la Sanità, mentre si continua a parlare solo del piano di assunzioni, con intere strutture paralizzate come il Pronto Soccorso a Catania e come nel caso di Ragusa con interi reparti che sono stati sequestrati dalla Procura della Repubblica a tutela dei cittadini!
A tutto si è aggiunta un’emergenza finanziaria con la recente relazione della Corte dei Conti che ha sospeso il proprio giudizio sulla regolarità dei Bilanci della Regione in attesa di chiarimenti che tardano ancora ad arrivare!
Riesplode, infine, in molte città la questione morale attraverso l’avvio di indagini da parte della magistratura in cui emergono inquietanti intrecci tra politica, mafia e imprenditoria.
Vi è poi un’emergenza che potremmo definire politica e istituzionale con un Parlamento regionale che a stento riesce ormai a riunirsi e che da qualche tempo non è in grado di legiferare!
Di fronte a tutto questo il governo mostra tutte le sue insufficienze e inadeguatezze per com’è andato formandosi, in una continua girandola di dimissioni e cooptazioni, in cui ogni assessore si muove per conto proprio, senza alcun coordinamento, mostrando una compagine priva di un’omogeneità programmatica e di obiettivi condivisi, anche se qualcuno si ostina a chiamarlo “governo politico”.
L’impressione che si ricava e che si viva alla giornata, cercando di trarre qualche convenienza dalla gestione assessoriale in vista delle prossime elezioni di novembre.
Indubbiamente la responsabilità maggiore pesa sul presidente della Regione che non ha saputo assicurare una guida salda provocando continue instabilità e che in questa ultimo scorcio di legislatura si è dedicato intensamente al suo sport preferito, le nomine negli enti e gli affidamenti d’incarichi, pare che ora li faccia anche a coppia, superando il suo collega predecessore Raffaele lombardo.
Tuttavia sarebbe ingeneroso scaricare tutte le responsabilità sul Presidente! Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa! Sembra, peraltro certo, che non sarà più ricandidato, l’unico punto su cui i partiti hanno raggiunto l’unanimità.
Egli, certamente, non è immune da responsabilità ma una riflessione deve coinvolgere i partiti che l’hanno sostenuto e anche quelli che l’hanno combattuto, perché né gli uni né gli altri, dalla maggioranza e dall’opposizione, hanno dato un contributo e una sollecitazione affinché nell’interesse di tutti i siciliani si potessero almeno affrontare le emergenze più immediate!
Eppure vi era la possibilità di chiudere in modo dignitoso la legislatura attraverso la stipula di un patto di fine legislatura tra le forze di maggioranza da confrontare e condividere senza commistioni di ruolo con le opposizioni, per un programma definito di interventi che affrontasse alcune emergenze e si rispondesse ad alcune attese dei siciliani. Una proposta che purtroppo è stata lasciata cadere nel vuoto!
Tutti ormai guardano alle prossime elezioni. A settembre saremo già in campagna elettorale e il problema principale che pare affliggere i partiti sia chi debba essere il candidato Presidente, dal centro destra, al centro sinistra, al movimento cinque stelle.
Questi ultimi, che hanno fatto presto a omologarsi al sistema politico siciliano, mutuandone molti vizi e poche virtù, sono stati i primi, in verità, a sciogliere il nodo del candidato attraverso un voto ampiamente scontato.
Il centro sinistra pare abbia abbandonato definitivamente l’ipotesi delle primarie e continua a discutere sulla scelta di avere un Papa “straniero” o un Papa “indigeno” e se adottare il modello Orlando oppure no!
Il centro destra, a differenza delle elezioni amministrative in campo nazionale, non riesce a trovare una propria unità sia sul candidato ma anche sui contenuti programmatici e mantiene le divisioni di questi ultimi anni.
Tutto questo mentre un recente sondaggio ci dice che il 54% degli elettori ha dichiarato che non andrà a votare e che solo il 4% dei cittadini mostra di avere fiducia nei partiti.
Questa dovrebbe essere la prima preoccupazione delle forze politiche: come recuperare all’impegno democratico, di cui il voto è la prima espressione, i cittadini delusi, sfiduciati e rassegnati, ripristinando con gli elettori un rapporto di fiducia, problema che riguarda tutti nessuno escluso.
Aspettiamo, dunque, che al più presto si torni a parlare di programmi, di cosa si vuole fare perché la Sicilia torni a sperare in una sua rinascita economiche e civile, in modo che i cittadini abbiano la certezza che il voto serve a loro, ai loro bisogni e non al ceto politico.