Chiusura per mancanza di alunni. Sono 2.600 le scuole chiuse in dieci anni in tutta Italia, e se ne prevedono altre 1.200 nei prossimi cinque. C’è poco da stare allegri. È davvero questo il destino della scuola italiana? Il calo drastico della natalità degli ultimi anni sembra stare già per ricadere inevitabilmente sul numero dei nuovi alunni nelle nostre scuole. Uno spettro che per adesso sta coinvolgendo i nidi e gli istituti di primo grado ma che si sta allungando anche sulle scuole medie e superiori.
Le aule quindi si svuotano, i banchi restano vuoti e le scuole finiscono per chiudere i battenti. Sono questi i spaventosi dati pubblicati da “Tuttoscuola“ elaborati su numeri ufficiali pubblicati sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Non a caso –secondo le stime dello stesso ministro Valditara – fra dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno.
Numeri che preoccupano soprattutto al Sud: delle 2.600 scuole chiuse tra l’anno scolastico 2014-15 e il corrente 2022-23, due su tre (oltre 1.700) si trovavano nel Meridione.
“L’accorpamento degli istituti con meno di 900 studenti – spiega – necessitava di un’intesa nell’ambito della Conferenza unificata Stato-Regioni ma il Governo Schifani, al contrario di molte altre regioni, tra cui anche la Sardegna e l’Abruzzo guidate dal centrodestra, ha avallato le decisioni prese a Roma per risparmiare sulla scuola. A farne le spese sarà la comunità scolastica siciliana, che subirà una riduzione di 109 dirigenti, altrettanti direttori dei servizi generali e amministrativi e circa 300 unità di personale ata, tra amministrativi e collaboratori. Una riduzione che inevitabilmente comprometterà la qualità dei servizi”.

“Peraltro, la scelta del Governo regionale – continua Chinnici – oltre a danneggiare la scuola siciliana, va contro la volontà dell’Assemblea regionale, che in Commissione ha approvato all’unanimità il mio disegno di legge voto contro il dimensionamento. A tal proposito faccio appello a tutte le forze politiche, perché l’iter avviato prosegua e il ddl approdi prima a Sala d’Ercole e successivamente in Parlamento, al fine di evitare questa sciagura”.
“Continueremo a dare battaglia dentro e fuori le istituzioni – conclude la parlamentare democratica – perché la Sicilia non venga sacrificata per l’ennesima volta sull’altare delle alleanze politiche e per affermare il diritto degli studenti ad un’istruzione dignitosa”.
Una questione che sembra essere quindi piuttosto complessa. Politiche strutturali stabili a favore delle famiglie sembrano essere l’unica maniera per invertire questo drastico trend degli ultimi anni. In un paese in cui i giovani hanno paura per un futuro incerto e l’annosa questione della conciliazione figli e lavoro non sembra essersi ancora risolta, le uniche soluzioni sembrano essere quelle di offrire servizi concreti per tutte le famiglie. Puntare su asili e scuole come luoghi affidabili dove garantire tutto il giorno accudimento, cura e crescita ai minori, oltre che fornire dei servizi mensa e attività pomeridiane adeguate. Un sistema scolastico virtuoso, che crei una stretta rete sociale tra scuola e famiglia.