Si apre il valzer delle poltrone di peso al Comune di Palermo. Da settimane fra i corridoi di Palazzo Comitini si discute del futuro di alcune governance delle società Partecipate. Da Gesap alla Fondazione Massimo, passando per GH e Amap. Le partite aperte sono tante. A risolvere la matassa dovrà essere il sindaco Roberto Lagalla, il quale dovrà effettuare una sintesi sul pensiero delle varie anime del centrodestra. Gli equilibri da inizio consiliatura sono cambiati. E c’è chi guarda al promesso rimpasto di metà mandato come un’occasione per ristabilire le gerarchie interne ed esterne ai vari partiti. In mezzo però c’è una variabile che è fuori dal controlli degli esponenti di Sala Martorana, ovvero la riforma degli enti locali incardinata all’Ars.
La grande incognita del ddl enti locali
Il disegno di legge, al momento incardinato a Sala d’Ercole, è ancora un grosso punto di domanda. Documento figlio di una maratona partita due anni fa e conclusasi, almeno in parte, solo recentemente in commissione Affari Istituzionali. L’atto vede come relatore il deputato regionale della Nuova DC Ignazio Abbate. E sono proprio i democristiani, a Palermo, gli attori principalmente interessati dalla riforma. Qualora venisse reintrodotto infatti l’assessore in più per i comuni siciliani (chiesto da più parti all’interno dell’Ars), ad usufruirne con ogni probabilità sarebbero proprio gli alfieri di Totò Cuffaro. Un gruppo che, a Palazzo Comitini, conta cinque elementi e un solo assessore in Giunta. Lavoriamo Per Palermo, a parità di consiglieri, ne ha tre. Una disparità mai accettata dalla Nuova DC e che si ripresenterà anche al prossimo rimpasto.
C’è poi il tema dei consiglieri supplenti. Figura che subentrerebbe all’interno del Consiglio Comunale qualora un componente dell’assise pubblica ricopra il ruolo di assessore. Un’anomalia normativa tutta siciliana visto che l’articolo 64 del TUEL (Testo Unico Enti Locali) non consentirebbe ciò. Almeno sulla carta. In pratica l’autonomia data dallo Statuto supera questa norma. Si va quindi, almeno per il momento, verso l’anomalia nell’anomalia. In caso di approvazione infatti, sia Alessandro Anello che Fabrizio Ferrandelli dovrebbero essere sostituiti rispettivamente da Igor Gelarda (ormai lontano dalla sponde del Carroccio) e da Cesare Mattaliano (uomo di esperienza distante ideologicamente dalla destra).
Infine va considerata anche la norma che prevede l’istituzione di una soglia minima di rappresentanza di genere nelle Giunte Comunali. Al momento, il ddl enti locali fissa questa soglia al 20%. Quindi per il comune di Palermo non ci sarebbero problemi. Ma qualora passasse uno degli emendamenti che ne chiede l’innalzamento al 40 o al 50% per Roberto Lagalla potrebbero essere problemi visto che al momento il suo esecutivo conta soltanto due rappresentanti donne su undici componenti complessivi (Rosi Pennino e Brigida Alaimo). Ma per ora naviga tutto nel mare magnum dell’incertezza dell’Ars, in attesa che a Sala d’Ercole si trovi un accordo che regga alle diverse sensibilità al momento presenti in aula.
Il futuro di Amap, Fratelli d’Italia in pole per il futuro amministratore
Intanto Roberto Lagalla dovrà fare i conti con la necessità di rinnovare le governance di alcune società Partecipate. Ad aprire ufficialmente i ragionamenti nel centrodestra è Amap. La società Partecipata che si occupa del servizio idrico in città ha visto la decadenza, dal ruolo di amministratore unico, di Alessandro Di Martino. Un profilo vicino oggi all’ex assessore regionale Marco Falcone ma che era stato nominato durante l’amministrazione comunale di Leoluca Orlando. Di Martino lascia un’azienda prospera con un attivo di 13 milioni di euro, ma che sarà chiamata ad affrontare nel prossimo futuro il piano di razionamento idrico varato dalla cabina di regia regionale e una serie di investimenti nell’ambito dei fondi PNRR.
Ma chi sarà alla guida della società? Al momento non è dato saperlo, anche se qualche ipotesi è stata gia fatta negli scorsi mesi. I poteri di ordinaria amministrazione sono passati nelle mani del Collegio Sindacale. Ma è chiaro che si tratta di una situazione transitoria. Da voci di Radio Palazzo, a scegliere il futuro condottiero di Amap dovrebbe essere il gruppo di Fratelli d’Italia. Il favorito, al momento, sembrerebbe essere Antonio Tomaselli, già due volte amministratore di Palermo Energia. Un nome molto vicino a quello dell’assessore regionale Francesco Scarpinato ma che ad alcune anime del partito non sembra piacere particolarmente. Da capire cosa decideranno in tal senso i meloniani.
I dubbi su Marco Betta al Teatro Massimo
Ed è proprio Fratelli d’Italia ad essere protagonista di un altro tavolo aperto, ovvero quello per la futura leadership della Fondazione Teatro Massimo. Nei giorni scorsi, è stata avviata una petizione online per chiedere il rinnovo dell’incarico al sovrintendente uscente Marco Betta. Oltre 2500 le firme raccolte. Un elenco in cui figurano diversi esponenti della politica palermitana: da Luisa La Colla a Fabio Giambrone. Fra i sostenitori del profilo di Betta c’è anche il gruppo di Italia Viva, che figura civicamente all’interno della maggioranza a Palermo, e il sindaco Roberto Lagalla.
Proprio il primo cittadino palermitano ha speso parole di lode per Marco Betta durante la relazione in Consiglio Comunale per i primi due anni di consiliatura. In precedenza, l’ex Rettore aveva difeso a spada tratta l’ex sovrintendente della Fondazione Massimo anche dal fuoco amico del governatore Renato Schifani. Oggi però il grande problema per Marco Betta sembra essere da un’altra parte. A comunicare la decisione dovrà essere il Ministero della Cultura, guidato al momento da Alessandro Giuli. Ma proprio dalla capitale filtrano perplessità da alcune anime di peso del centrodestra. A cominciare da quelle proprio di Fratelli d’Italia, le quali vedono in Marco Betta una sorta di continuità con l’ex amministrazione di Leoluca Orlando. A giocare a favore di Betta è però il tempo. L’inerzia sul futuro della fondazione Massimo non potrà durare a lungo. E, nel giro di qualche settimana, le risposte dovrebbero arrivare
Acqua cheta in casa Gesap
Sembra esserci più tempo invece in casa Gesap. La società Partecipata del Comune di Palermo che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino ha visto, negli scorsi mesi, le dimissioni di Vito Riggio dal ruolo di amministratore delegato. I poteri decisionali sono passati così ad una sorta di collegialità del CdA, con Salvatore Burrafato in una sorta di posizione di maggiore rilevanza. Chiaramente, la poltrona di AD non potrà rimanere vuoto in eterno, così come quella di GH, società controllata da Gesap e che si occupa della parte operativo della gestione dello scalo palermitano.
E a ricoprire il ruolo nuovamente potrebbe essere ancora una volta lo stesso Vito Riggio. Un profilo comunque vicino a quello del governatore Renato Schifani e a Forza Italia. La partita si gioca sul futuro dell’aeroporto Falcone-Borsellino. Da un lato c’è una volontà del governo regionale di andare nella direzione di una progressiva privatizzazione, mentre dal Comune l’apertura è stata soltanto verso forme di partenariato pubblico-privato. Per ora sembra regnare la calma. Ma l’acqua cheta, come in ogni mare tropicale, potrebbe nascondere i vortici.