Dimenticate banchetti in piazza, penne a sfera e moduli cartacei da compilare.
Nel futuro, la cittadinanza sarà chiamata ad esprimere la propria volontà attraverso uno strumento completamente digitalizzato.
Il 3 Ottobre il Ministero dell’Innovazione e la Transizione Digitale (MITD) infatti, ha firmato il decreto attuativo relativo alla piattaforma pubblica di raccolta elettronica delle sottoscrizioni per referendum e progetti di legge di iniziativa popolare. Una svolta storica in Italia, che cambia un quadro normativo vecchio e inadeguato, consentendo una maggiore partecipazione democratica di tutta la cittadinanza.
Nei 76 anni di storia repubblicana si sono svolti 78 referendum nazionali , di cui 67 abrogativi, quattro costituzionali, uno consultivo e uno istituzionale. Quest’ultimo riguarda proprio quello con cui il popolo italiano fu chiamato a scegliere tra monarchia e repubblica, il 2 giugno 1946.
In determinanti momenti storici del paese, in cui i partiti hanno attraversato una crisi di rappresentanza, i referendum hanno segnato il passaggio dell’attività legislativa dai rappresentanti politici alla scheda referendaria promossa dai cittadini.
Nella storia repubblicana il referendum è servito ad abrogare le leggi votate in parlamento che non corrispondevano alla volontà della maggioranza degli elettori (vedi il primo referendum abrogativo del divorzio nel 1974).
E’ stato utilizzato anche come strumento di reazione popolare al malcostume e alla crisi dei partiti politici, incapaci di riformare la Costituzione e leggi elettorali per porre un freno, Questo ruolo hanno svolto ad esempio due referendum.
Quello abrogativo del 9 giugno 1991 sulla riduzione dei voti di preferenza, da tre a uno, nelle elezioni per la Camera dei deputati, promosso da Mario Segni e dal Manifesto dei 31.
Quello abrogativo di parti della legge elettorale per il Senato per introdurre il sistema maggioritario. Promosso dai Radicali e da Mario Segni (che portò al “Mattarellum”) del 18 aprile del 1993
Venendo agli ultimi quesiti referendari arriva la “svolta digitale” nel 2021. In un tempo record entrambe le proposte di referendum hanno superato il tetto delle 500mila firme, anche grazie alle firme digitali, utilizzate da circa un milione di persone. Ciò ha consentito di tenere due referendum popolari su eutanasia (392.233 firme online) e cannabis legali (607.627 firme online) a giugno 2022. Numeri indicativi che hanno dato spinta e vigore al decreto attuativo sulla piattaforma elettronica.
Più semplice, grazie alle tecnologie digitali, raccogliere 500.000 firme, fare richiesta di un referendum abrogativo. Un po’ meno quando il cittadino si reca poi alle urne per raggiungere il quorum per l’approvazione o meno del quesito.
Importante è ricordare che a partire dal 1974, nelle 18 consultazioni referendarie (referendum abrogativo): il quorum alle urne è stato superato solo il 50% delle volte. Non solo: negli ultimi venticinque anni, a partire cioè dal 1997, i referendum sono sempre falliti, con l’unica eccezione dei quattro referendum del 2011 (due sull’acqua, uno sul nucleare, e uno sul cosiddetto legittimo impedimento).
Il successo delle sottoscrizioni digitali rivela allo stesso tempo la crisi profonda e sistemica dei partiti e delle istituzioni. Questo aspetto rende il percorso verso i referendum e il voto digitale molto cauto e sensibile, per la portata dei cambiamenti che crea su processi e dinamiche elettorali, di non semplice gestione.
Determinante è stato l’impegno e la tenacia dell’associazione Luca Coscioni, associazione no profit di promozione sociale per l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani,. Realtà che in questi anni si è battuta per il referendum sull’eutanasia e che sulle firme digitali ha intrapreso una battaglia legale durata tre anni insieme al partito radicale e al suo ex-segretario Marco Staderini.
“Dopo due anni di nostra mobilitazione in ogni sede, finalmente è stato adottato il decreto per la sottoscrizione digitale di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare”, ha commentato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e Presidente di Eumans, “il prossimo passo, che chiederemo al nuovo Parlamento e Governo di compiere, è quello dell’utilizzo della piattaforma anche per la raccolta delle firme per la presentazione di liste e candidati alle elezioni. E’ fondamentale poi che la piattaforma sia da subito messa a disposizione per Regioni e Comuni per la raccolta firme anche sulle iniziative popolari a livello locale. L’elevato tasso di astensionismo e la sfiducia crescente nelle istituzioni indicano l’urgenza di compiere un percorso verso un vero e proprio portale della democrazia, che metta le persone in grado di conoscere ed attivare con facilità i propri diritti politici e civili fondamentali”.
L’entrata in funzione della piattaforma e la campagna per una “Piattaforma della democrazia” a livello europeo saranno tra i temi trattati nell’incontro “Riattiviamo la democrazia – Partecipazione democratica, transizione digitale, conversione ecologica”, assemblea del movimento paneuropeo di iniziativa popolare Eumans che si è tenuto ieri 13 Ottobre a Modena.
Come funzionerà questa nuova piattaforma?
Passaggio chiave è il decreto attuativo del MITD, valutato positivamente sia dal Garante della Privacy sia dal Ministero della Giustizia, una volta completata la registrazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, saranno i passaggi finali per il via libera alla piattaforma.
Il portale sarà suddiviso in un’area privata e in una pubblica.
L’area pubblica consentirà ai cittadini di consultare le proposte di legge di iniziativa popolare o referendarie, sia attive che scadute, aggiornando anche le informazioni sull’andamento dei numeri necessari al raggiungimento del quorum delle firme. L’accesso, riservato a tutti i cittadini aventi diritto di voto, avverrà attraverso un sistema di identificazione digitale, Spid o carta d’identità elettronica.
L’area privata sarà riservata ai promotori dei referendum e consentirà loro di gestire e di ottenere dati aggiornati sulle sottoscrizioni in corso. I promotori delle iniziative potranno scegliere di registrare un referendum o una legge di iniziativa popolare, di caricarla, verificarla e dopo la verifica della validità della stessa, di dare il via alla raccolta firme.
Il Ministro dell’Innovazione ha precisato inoltre che la piattaforma garantirà la piena digitalizzazione di ogni processo, nel rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalla legge. L’integrazione delle liste elettorali gestite dai comuni all’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) garantirà la verifica automatica dell’elettore digitale all’interno della piattaforma.
Sviluppata da Sogei, in qualità di soggetto gestore, allo stato attuale la piattaforma è in fase di aggiornamento, passaggio necessario per l’introduzione delle ultime modifiche prese in considerazione nel decreto attuativo e alla realizzazione del vademecum operativo.
Il decreto attuativo chiude il percorso legislativo iniziato nell’agosto del 2021 ed è conseguente all’emendamento approvato in commissione Affari costituzionali e Ambiente, a firma Riccardo Magi, che stabiliva e proponeva che gli elettori potessero firmare attraverso Spid o la carta d’identità elettronica con la stessa validità della firma e del documento cartaceo.