“Io sono il presidente della regione uscente, al primo mandato l’ho detto e lo riconfermo: io mi ricandido. Si tratta solo di capire quanto sarà grande la coalizione“. Lo ha detto il governatore siciliano Nello Musumeci intervenendo a ‘Oggi è un altro giorno’ di Raiuno. “Non esiste una Regione in Italia – ha aggiunto – in cui il presidente uscente non sia stato ricandidato. Mi sembra un principio essenziale, possiamo decidere di non ricandidare gli uscenti, ma è chiaro che se si applica alla Sicilia la regola la si applica a tutte le regioni. Se c’è qualcuno che non mi vuole ricandidare? E’ naturale, ma sono convinto che prevarrà il buonsenso anche nel centrodestra“.
“Dopo due anni di tragedia vissuta sotto ogni aspetto adesso si riprende fiato” e il turismo in Sicilia “è ripartito alla grande, abbiamo tantissime prenotazioni“, del resto l’isola “si offre a tutti i segmenti” e “se in questo momento si vuole osservare un’eruzione vulcanica si può andare sull’Etna“, ci “sono spiaggia e scogliera, i monumenti e la cucina molto apprezzata che sta crescendo: il 23% dei turisti viene per la nostra cucina“.
“Chi conduce uno stabilimento balneare in Sicilia è un piccolo imprenditore. Sono piccole e medie imprese. Spesso sono marito e moglie e i loro figli che hanno acceso mutui in banca, si sono impegnati per riqualificare e ristrutturare i lidi per renderli accoglienti. Un passaggio così brusco non sta né in cielo né in terra. Loro non chiedono indennizzi – ha aggiunto – ma di potere ammortizzare le spese già fatte. La nostra preoccupazione è che le nostre spiagge possano essere conquistate dalle lobby internazionali. Io ritengo che bisognerebbe procedere con molta prudenza. Il provvedimento adottato al Senato è solo acqua fresca perché rimanda di un anno il calvario e non mi pare una soluzione ragionevole“.
“Alla raffineria Lukoil si vive in uno stato d’ansia ormai da diversi mesi, perché l’Isab di Priolo, nel Siracusano, utilizza quasi tutto, anzi del tutto, petrolio russo. L’embargo determinerebbe, in una regione come la Sicilia, una perdita del posto di lavoro dai 4 ai 5 mila padri di famiglia, le lascio immaginare quale bomba sociale potrebbe scoppiare. Ho chiesto al governo più volte di puntare l’attenzione sulla vicenda – prosegue – che ha creato smarrimento nell’area industriale, fra diretto e indotto ci sono decine e decine di imprese. Al governo abbiamo chiesto di intervenire con l’attivazione dello stato di crisi complessa, abbiamo chiesto incentivi, notizie, chiarezza, se si vuole derogare alle sanzioni e all’embargo, almeno per un certo periodo, ma finora non è arrivata risposta. Capisco l’imbarazzo del governo Draghi ma io ho il dovere di difendere il diritto lavoro della mia terra“.