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Il problema

Sicilia sempre più a secco tra acqua razionata e invasi in crisi

venerdì 5 Aprile 2024

A distanza di un mese dal precedente bilancio, l’assenza di pioggia non da scampo all’Isola della siccità. Le scarse precipitazioni di marzo purtroppo non hanno portato ad un recupero del deficit pluviometrico accumulato fin dall’autunno, tutt’altro, hanno semmai accentuato le condizioni di siccità in alcune aree dove di nuovo gli apporti delle piogge sono stati pesantemente inferiori a quelli attesi.
La Sicilia, e lo sappiamo benissimo, è una regione che da anni è abituata ad affrontare periodi di siccità ma sicuramente non lunghi come quello in corso. Secondo la Regione il 2023 è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato fino a questo momento questa tendenza.

Renato Schifani

La Sicilia richiede lo stato di emergenza nazionale. Una decisione (CLICCA QUI) presa nel corso dell’ultima giunta in conseguenza alla forte situazione drammatica che sta vivendo la nostra Isola. La Regione, infatti, ha già messo in campo una serie di azioni per mitigare la crisi, aiutando i settori produttivi e limitando i disagi ai cittadini. Ciò che servono sono interventi statali per operare su reti e sistemi di approvvigionamento idrico e per sensibilizzare i cittadini a un uso più razionale della risorsa. Necessari anche sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico che sono in gravissima difficoltà. E’ ciò che chiede il presidente della Regione Renato Schifani.

Già nelle scorse settimane la Regione aveva dichiarato lo stato di crisi idrico per l’uso potabile e non solo, anche per quello agricolo-zootecnico, che sta mettendo in ginocchio milioni di agricoltori, per questo si era tenuto necessario nominare anche due commissari, Dario Cartabellotta, direttore generale del dipartimento Agricoltura e Leonardo Santoro, segretario generale dell’Autorità di bacino. Per i settori produttivi interessati sono state avviate le procedure per provvedimenti per circa 5,5 milioni di euro che prevedono sgravi dai canoni dei consorzi di bonifica e misure di semplificazione amministrativa. È stato costituito anche un Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici per monitorare costantemente lo stato degli invasi e delle riserve di acqua.

Gli invasi sono sempre più secchi, solo a marzo 2024 si conta meno del 90% di acqua. Secondo i dati raccolti da Anbi, l’osservatorio risorse idriche, si tratta di un valore così basso che non si registrava dal 2010. Come abbiamo già visto le criticità sono sempre più acute, accompagnate soprattutto da problemi infrastrutturali.
In realtà il primo trimestre dell’anno, in quanto ad accumuli totali, non è stato così asciutto come in altre fasi siccitose registrate in passato (prime fra tutte, quelle del 1977 e del 1989), ma è ovvio che la situazione attuale risente pesantemente dei mancati apporti del periodo autunnale. Come viene fuori dal rapporto Sias, ne risulta un quadro secondo il quale la siccità a breve termine interessa aree piuttosto limitate con intensità moderata, mentre la siccità a medio termine risulta coinvolgere gran parte del territorio regionale, localmente anche con intensità severa o addirittura estrema.

La gestione inefficiente delle risorse sta riducendo l’Isola a un deserto. La Sicilia è già in grande affanno idrico e la disponibilità d’acqua sta tornando a segnare un ulteriore discrimine fra nord e sud, con scenari che già ora e in vista dell’imminente stagione calda, si prospettano allarmanti. L’acqua ad oggi è razionata in più di 150 Comuni dell’Isola e i disservizi nella rete sono all’ordine del giorno, ultima la notizia che riguarda il comune di Trapani con la sospensione dell’erogazione idrica. Riduzione che avverrà anche a Palermo, una particolare criticità che si registra nei serbatoi Scanzano, Piana degli Albanesi, Poma e Rosamarina in cui si nota una diminuzione dei volumi complessivi superiore al 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Verrà attuata, infatti, un ulteriore e più consistente riduzione della portata immessa in rete con conseguenti diminuzioni delle pressioni d’esercizio. Queste misure potranno comportare, in alcuni punti dei distretti interessati, anche l’assenza di erogazione durante gli orari di massimo consumo. Ulteriori misure di contenimento dei consumi, dicono dall’Amap, potranno pertanto essere gradualmente adottate anche in altre zone della città anche al fine di ridurre al minimo i disagi alle utenze pubbliche e sensibili (scuole, ospedali, cliniche, edifici a valenza pubblica).

Lo stesso Franco Miccichè, sindaco di Agrigento, partecipando all‘Assemblea dei Sindaci dell’Aica, l’Azienda idrica dei Comuni agrigentini, dice di esser pronto a restituire il titolo di “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025“ se la città dovesse essere ancora irrimediabilmente attanagliata dalla crisi idrica (CLICCA QUI). “Confido negli ottimi e proficui rapporti con i nostri rappresentanti alla Regione Siciliana e, in particolare, con il presidente Schifani, che colgo l’occasione per ringraziare a fronte della costante attenzione che riserva al nostro territorio“, ha dichiarato.

Accolgo l’appello del sindaco di Agrigento Franco Miccichè rivolto a tutti i rappresentanti politici del territorio per risolvere il problema della crisi idrica nella città della Valle dei Templi“, così Annalisa Tardino, eurodeputata della Lega. Il ministero ha già anticipato il Piano straordinario per le infrastrutture idriche per finanziarie entro giugno i progetti prioritari e cantierabili. La richiesta della regione di certificare uno stato di emergenza nazionale è un primo passo nella giusta direzione, ma ancor di più va fatto per risolvere il problema al più presto possibile, anche attraverso un utilizzo rapido ed efficace del fondo per lo sviluppo e la coesione e la predisposizione dei progetti.

Una relazione della Protezione civile regionale indica interventi a breve e a medio termine per mitigare la crisi che prevedono in primis la riduzione dei consumi delle utenze idropotabili, interventi sugli invasi, e campagne di informazione e sensibilizzazione per il risparmio. Risorse alternative, acquisto di autobotti e silos per la distribuzione in luoghi pubblici, l’utilizzo di pozzi e sorgenti, riparazione di reti idriche, ammodernamento degli impianti di dissalazione potrebbero essere non la soluzione ma forse una toppa. Il costo delle azioni a breve termine è di 130 milioni di euro, mentre di quelle a medio termine è di 590 milioni di euro.

La mancata ricostituzione di riserve idriche adeguate nel sistema degli invasi e nei corpi idrici sotterranei lascia presagire che gli interventi da apportare devono essere imminenti.  Servirebbero, inoltre, nei restanti mesi primaverili, precipitazioni abbondantemente superiori alla norma per attenuare il quadro di siccità attuale, mentre piogge semplicemente nella norma comporterebbero comunque un peggioramento del quadro attuale.

Non mancano le repliche delle associazioni e dei partiti. Si sta comprendendo forse che c’è il bisogno di cifre importanti per affrontare l’emergenza, Coldiretti Sicilia (CLICCA QUI) dice la sua. Così come da mesi ribadiscono, solo con l’impegno politico prima di tutto della Regione si possono affrontare le varie problematiche che riguardano tutti i comparti. “Non vorremmo che il riferimento agli animali morti di cui sarebbe opportuno avere dati precisi e certi, non serva per attivare altre misure che non porterebbero a quanto necessario. Abbiamo già esempi di azioni lontane dai risultati che avrebbero dovuto portare”.  Nel frattempo molti agricoltori rimangono in attesa di aiuti, “si stanno compiendo balzi indietro di decenni: tra l’altro si potenziano servizi che evidentemente non hanno dato risposte adeguate“.

Nello Dipasquale

L’auspicio è che Roma accolga il grido d’allarme dell’Isola ma non possiamo fare a meno di evidenziare quanto l’inefficienza di questa destra sia dannosa per i cittadini e le aziende. L’ennesimo flop che ora, con una buona dose di inutile orgoglio, mostra ai cittadini la richiesta di stato di emergenza come prova del suo impegno nella risoluzione del problema dimenticando però tutti i suoi imperdonabili ritardi, è quanto detto dal deputato del Partito democratico all’Ars, Nello Dipasquale.

La situazione critica che affligge il comparto agricolo siciliano richiede una risposta immediata e concreta. La combinazione di fattori come l’aumento indiscriminato dei costi di produzione e gli eventi metereologici avversi hanno portato il settore in uno stato di ‘allerta rossa. È cruciale che il governo regionale intervenga presso il governo nazionale per garantire misure di sostegno tempestivo ed efficace per il comparto agricolo siciliano, è invece la replica del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca.

Amenta e Alvano

Anche i sindaci siciliani e gli operatori economici hanno già prospettato ingenti danni alle colture e all’intero ciclo produttivo e hanno chiesto un intervento tempestivo al Governo regionale. L’Anci Sicilia in considerazione della situazione di estrema gravità e del rischio che possa peggiorare con inevitabili ripercussioni su economia e servizi, invita i sindaci dell’Isola a richiamare l’attenzione dei cittadini, appellandosi al senso di responsabilità, per mettere in campo tutte le misure possibili per evitare sprechi e utilizzare l’acqua in maniera parsimoniosa. “Chiediamo agli amministratori siciliani – spiegano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani – di diffondere anche attraverso i siti istituzionali, social media e a mezzo stampa le regole di base per limitare al massimo lo spreco dell’acqua. Ricordiamo che tra le regole da adottare rientrano: controllare il funzionamento dei rubinetti, fare la doccia anziché il bagno, utilizzare il ciclo economico per lavatrice e lavastoviglie e non fare scorrere acqua mentre si lavano i denti o durante la rasatura“.

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