Il Rapporto Italiani nel Mondo 2023 della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, rivela che la presenza degli italiani all’estero è in costante crescita, con numeri significativi provenienti dalla Sicilia. Con oltre 815 mila siciliani residenti all’estero, la regione si posiziona come la fonte principale della diaspora italiana. Mentre l’Italia perde residenti, la comunità italiana all’estero è cresciuta del 91% dal 2006.
Questa diciottesima edizione, un’imponente ricerca di oltre 500 pagine, è stata presentata a Roma ieri, mercoledi 8 novembre, e offre uno sguardo approfondito sull’evoluzione dei flussi migratori degli italiani.
Una delle riflessioni fondamentali emerse durante la presentazione è che i giovani e giovani adulti italiani, trovando limitati margini di partecipazione nei propri territori, cercano spazi che rispondano alla loro sete di vita e crescita personale e professionale oltre i confini nazionali.
Siciliani all’Estero: un viaggio di speranze e sfide
La Sicilia, con oltre 815 mila connazionali sparsi per il mondo, si afferma come epicentro di questa tendenza migratoria, che incide per 8,9 per cento, circa 8 mila in termini assoluti, sul totale. E’ la terza regione dalla quale si emigra all’estero, Prima dell’Isola si piazzano Lombardia e Veneto rispettivamente con il 18,8% e l’11,4%.
Sempre la nostra regione è tra i primi posti per i rimpatri. Il ritorno dei siciliani al di qua delle Alpi è stimato i 7mila persone, pari al 9% del totale. Le regioni con il maggior numero di rientri sono la Lombardia (14mila pari al 19% del totale) e il Lazio (oltre 7mila pari al 10%).
Il numero più alto di iscritti all’Aire in Sicilia non viene dalledue città più importanti della regione come Palermo e Catania, rispettivamente a quota 135 mila iscritti, ma dal comune di Agrigento dove sono 160.068, 1.300 in più dei 159.733 rispetto al 2022.
E soprattutto nonostante il numero di italiani che scelgano di vivere all’estero sia ormai da un decennio superiore al Nord che al Sud. Lombardia e Veneto – con, rispettivamente, un’incidenza sul totale del 18,8 per cento e dell’11,4 per cento – sono, ancora una volta, le regioni da cui oggi si parte di più. Seguono la Sicilia , l’Emilia-Romagna (8,2 per cento) e il Piemonte (7,6 per cento).
A livello provinciale, Palermo risulta tra le città dove si concentrano maggiormente i ritorni, insieme a Roma, Torino e Napoli.
Il rapporto Migrantes sottolinea poi il particolare dato che riguarda i flussi di connazionali dalla Germania verso la Sicilia che risultano i più numerosi e diffusi sul territorio, e si dirigono prevalentemente in Sicilia (24%) e in Puglia (12%), significativi appaiono infatti
i cluster di rimpatri osservati a Catania, Agrigento, Palermo.
Questo esodo costante rivela un intricato intreccio di speranze e sfide. Mentre la Sicilia vede una crescita significativa nella sua popolazione all’estero, ciò solleva domande cruciali sulle sue cause.
Uno dei motivi principali di questa migrazione è la ricerca di opportunità e crescita personale che spesso sembrano limitate nei territori di origine. I giovani e giovani adulti siciliani, trovando difficile collocarsi nel contesto locale, cercano spazi che possano soddisfare la loro sete di vita e realizzazione personale. L’aspirazione a una migliore qualità della vita, prospettive lavorative e crescita professionale guida molte di queste decisioni di emigrazione.
Inoltre, le condizioni economiche fragili spingono molti a lasciare la Sicilia in cerca di opportunità più stabili all’estero. La fuga da situazioni di vulnerabilità economica si intreccia con il desiderio di rivalsa e di costruire un futuro più promettente.
Il fenomeno migratorio siciliano presenta anche una dimensione intergenerazionale, con i pensionati che seguono le orme dei loro familiari, spostandosi in luoghi che offrono condizioni fiscali vantaggiose, un clima favorevole e servizi medici di qualità.
La connessione con figli e nipoti diventa un potente motore di questo flusso migratorio.
In questo scenario, la Sicilia emerge non solo come un luogo di partenza, ma anche come un punto di convergenza, dove le storie di sfide superate, di speranze realizzate e di legami familiari intrecciati delineano il profilo complesso di una comunità che si espande al di là dei confini nazionali.
La diaspora siciliana diventa così un capitolo dinamico e in continua evoluzione nella storia italiana contemporanea.
I dati degli italiani nel Mondo: una crescita inarrestabile
Con quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero, una crescita del +91% dal 2006, il rapporto evidenzia un’interessante dinamica demografica. Le donne italiane all’estero sono quasi raddoppiate (+99,3%), i minori aumentati del +78,3%, e gli over 65 del +109,8%.
Le motivazioni dietro questa migrazione includono il desiderio di rivalsa, opportunità di crescita e migliori condizioni pensionistiche. In particolare, i pensionati si dirigono verso paesi come il Portogallo o la Tunisia per beneficiare di condizioni fiscali vantaggiose, un costo della vita più basso e servizi medici di qualità.
Durante il decennio 2012-2021, i rimpatri dall’estero sono più che raddoppiati, passando da 29 mila nel 2012 a circa 75 mila nel 2021 (+154%). Tuttavia, questo trend non basta a compensare la perdita di popolazione dovuta agli espatri, che hanno registrato saldi migratori negativi, con un picco di 77 mila italiani persi nel 2016.
Al 1° gennaio 2023, gli italiani iscritti all’AIRE sono 5.933.418, costituendo il 10,1% della popolazione italiana residente in patria. Mentre l’Italia perde residenti, la comunità italiana all’estero continua a crescere, sebbene a un ritmo più moderato rispetto agli anni precedenti.
Come già detto prima, gli 815 mila siciliani all’estero sono invece il numero più alto in italia, con la Lombardia seconda regione per numero di iscritti all’Aire (611 mila, il 10,3 per cento del totale), seguita dalla Campania (548 mila) terza con il 9,2 per cento, e il Veneto con 526 mila (8,9 per cento del totale).
Il 46,5% degli italiani all’estero proviene dal Sud, il 37,8% dal Nord, e il 15,8% dal Centro. Un dato interessante è che l’Italia all’estero è caratterizzata da una maggiore giovinezza rispetto al suo interno, con il 23,2% tra i 35 e i 49 anni e il 21,7% tra i 18 e i 34 anni.
Le classi di età centrali, tra i 35 e i 49 anni, rappresentano il 23,2% della comunità, mentre il 21,7% è composto da giovani adulti e adulti maturi tra i 18 e i 34 anni. Anche le classi più mature contribuiscono significativamente, con il 19,5% tra i 50 e i 64 anni e il 21,1% di anziani oltre i 65 anni.
Le donne costituiscono il 48,2% della comunità italiana all’estero, con oltre 2,8 milioni di connazionali.
L’Europa accoglie oltre il 54,7% dei connazionali all’estero, seguita dal continente americano con il 40,1%. Nel 2022, il 75,3% degli espatriati si è diretto in Europa, evidenziando una preferenza per paesi come il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Svizzera.
Inoltre, la Fondazione Migrantes monitora i pensionati italiani all’estero. Nel 2023, le iscrizioni all’AIRE per espatrio degli over 65 sono state 4.300. Le motivazioni sono varie, dall’amore per luoghi esotici alle necessità di defiscalizzazione. Tuttavia, un dato intrigante emerge: gli anziani seguono i passi dei loro familiari, spostandosi negli stessi luoghi dove sono trasferiti figli e nipoti.
Fonte Dati: Sintesi del Rapporto Italiani nel Mondo 2023
Le dichiarazioni
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha voluto inviare un messaggio in occasione della presentazione del “Rapporto italiani nel mondo 2023”.
“Gli italiani sono ovunque benvenuti e apprezzati, per la loro cultura, tenacia e creatività. Lavorare all’estero per i nostri giovani è una grande opportunità di crescita umana e professionale e deve essere una scelta libera, non un obbligo di fatto”, ha dichiarato.
“Se, dopo un percorso formativo in Italia, si è costretti – ha aggiunto – a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione o di soddisfacenti prospettive e, soprattutto, una volta acquisite preziose conoscenze ed esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia alla quale bisogna porre rimedio”.
“Quando non si riesce a riportare nel nostro Paese professionalità, esperienze e risorse umane è l’intera comunità che viene impoverita. Individuare percorsi concreti per garantire, a chi lo desidera, il ritorno in Italia in condizioni di lavoro soddisfacenti è una sfida fondamentale che le istituzioni e la politica devono saper raccogliere”, ha concluso il Capo dello Stato.
“I dati del Rapporto italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes, il diciottesimo, fotografa il cammino degli emigranti italiani, tra storia e attualità. In 18 anni gli italiani nel mondo sono raddoppiati: da poco più di 3 milioni a poco meno di 6 milioni. A partire sono soprattutto i giovani tra i 28 e i 34 anni. Sono i giovani che non lavorano e non studiano, lavoratori precari, disoccupati, giovani donne e 1 su 4 laureati e ricercatori. L’emigrazione ci fotografa il disagio giovanile, una nuova generazione di poveri. A partire sono sempre più anche le donne per ritrovare in un altro Paese pari opportunità è più tutele nella maternità. L’unica Italia che cresce è solo quella all’estero. Anche sul piano demografico”. Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, a conclusione dei lavori di presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo.
“L’Europa – ha detto – è “un luogo di tutela degli emigranti e per questo va preservata da rinnovati nazionalismi che rischiano di incrinare l’Unione. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova in tal senso”.
“Infine, il Rapporto – ha concluso il presidente di Migrantes – ricorda che il 95% di chi parte dall’Italia è un cattolico. Diventano fondamentali, pertanto le azioni pastorali che accompagnano la fede dei migranti italiani: le missio cura animarum, le missioni, le parrocchie. La Chiesa è in cammino con gli emigranti e la Chiesa è formata da migranti. Il futuro del nostro Paese, chiamato ad affrontare il debito economico, demografico ed ecologico, dipende anche dalla valorizzazione del cammino e dell’esperienza degli immigrati e degli emigrati”.
“Bisogna fare un grande investimento sull’istruzione, sullo studio, combattendo la precarietà, dando condizioni di sicurezza, la casa ad esempio. La lotta alla precarietà è una delle condizioni migliori per dare sicurezza sul futuro e per la bellezza di restare nel proprio Paese”. Lo ha detto oggi il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, a margine della presentazione a Roma del Rapporto .
Le statistiche, come quelle contenute nel Rapporto, “sono uno specchio e ci dicono chi siamo. Uno statistico mi ha detto che l’Italia è un Paese in via di estinzione – ha osservato -. Non è una prospettiva allettante, perciò dobbiamo chiederci cosa vogliamo lasciare dopo di noi. Forse ancora qualcosa si può fare”.
Il presidente della Cei ha concluso facendo notare che il 75% degli italiani che espatriano scelgono l’Europa: “Questo ci chiede di pensarci in maniera più europea e con una visione più larga”. A questo proposito appoggia l’idea di “un passaporto europeo”, anche perché “i ragazzi ce l’hanno già dentro” e se “non si combatte la precarietà si va altrove”