Dimenticata e ormai alle spalle una settimana molto più che turbolenta, è arrivata la quadra sulla Finanziaria. A Palazzo dei Normanni è andato in scena l’atto secondo del vertice di maggioranza. Lo scorso giovedì 6 novembre, infatti, la coalizione di centrodestra che sostiene il governo Schifani si era riunita la prima volta per introdurre e tracciare una strada verso delle proposte, condivise da tutte le forze politiche, da inserire all’interno della legge di Stabilità. Un secondo “ciak” necessario per apportare una scrematura, dopo la valanga di iniziative avanzate dai rappresentanti dei singoli partiti (CLICCA QUI).
Tante le novità, non solo tra i temi trattati, ma anche tra i banchi. Come anticipato alla vigilia, le sedie della Democrazia Cristiana, che l’ultima volta erano state occupate dal presidente della I Commissione Affari Istituzionali, Ignazio Abbate, che in queste settimane traina all’Ars il gruppo parlamentare della DC, erano vuote. Capigruppo e segretari o coordinatori regionali di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Mpa e Noi Moderati hanno così tirato dritto senza i democristiani.
Ma andiamo nel dettaglio per vedere cosa è successo dietro le quinte dell’incontro. Sul tavolo Manovra e sanità, ma attenzione agli equilibri all’interno degli alleati che nelle ultime ore sembrano aver subito grandi e notevoli cambiamenti.
Dall’export agli Asacom: le novità per la Finanziaria
Personale, sviluppo, artigianato e agricoltura sono stati gli argomenti principali del primo vertice. Tutta una serie di proposte di carattere generale ben oltre il tetto dei 200 milioni di euro posto sul piatto dal presidente della Regione Renato Schifani, giungendo ad un valore complessivo compreso tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro.
Al termine della lunga maratona di ieri all’Ars, iniziata intorno alle ore 10:30 e termina dopo circa 6 ore, sono state tante le novità: 15 milioni di euro da destinare all’export, fondi per la videosorveglianza, la pulizia delle strade, per i Comuni dichiarati area ad elevato rischio di crisi ambientale (Aerca), l’agricoltura e le calamità naturali, gli Asacom e interventi a favore delle persone con disabilità nei porti e nei trasporti marittimi. Un mix che verrà assorbito dal governo, che farà proprie le proposte, presentandole in II Commissione come emendamenti governativi.
Tutte misure che per il presidente Schifani renderanno al legge di Stabilità “più sociale e aperta alla crescita“, mentre per quanto riguarda i fondi territoriali, il governatore ha sottolineato che “saranno destinati alle infrastrutture, in favore di enti pubblici ed ecclesiali, soltanto questo. Niente associazioni, niente fondazioni e altro, così come avviene a livello nazionale“.
Unico tema in cui non si sarebbe trovato però un accordo, a causa della mancanza di risorse, è quello del precariato. In particolar modo, servirebbero rispettivamente circa 40 e 30 milioni di euro per la stabilizzazione degli ex Pip e degli ex contrattisti, per portare i lavoratori a 36 ore.
Insomma, una moltitudine di temi che adesso dovranno essere affrontati in II Commissione Bilancio. Un lavoro intenso spetta adesso alla Commissione guidata da Dario Daidone, che prenderà ufficialmente il via giovedì 20 novembre, alle ore 10:00, alla presenza dell’assessore regionale all’Economia Alessandro Dagnino e di tutti i presidenti delle Commissioni. Proprio quest’ultime la scorsa settimana hanno terminato l’esame al testo trasmettendo alla Commissione Bilancio gli emendamenti approvati: un vero e proprio “libro dei sogni” (CLICCA QUI).
Alle ore 18:00 di oggi scadrà il termine per presentare tutte le proposte. Poi ci saranno circa 20 giorni utili per incassare il disco verde e incardinare il testo in aula. Il tempo stringe.
Sanità: come funzionerà la nuova commissione per scegliere i manager
A rubare la scena alla Finanziaria è stata però la sanità e la nomina dei manager.
“Abbiamo deciso di dare una svolta straordinaria di carattere politico: i nuovi direttori generali non saranno scelti soltanto dalla giunta, ma prima saranno selezionati da una commissione composta da tre soggetti nominati, uno dal presidente della Regione, un altro da Agenas e il terzo dalla conferenza dei rettori. Questa è una risposta da parte della politica, ci sarà una selezione rigorosa: proporranno delle terne e all’interno di queste poi deciderà la politica. Riteniamo così di dare un segnale non soltanto al mondo della sanità ma anche ai cittadini“. Ha spiegato il presidente Schifani che presto potrebbe così portare il nuovo schema in giunta.
Una mossa che in realtà non ha convinto tutti, ha detto il capogruppo all’Ars del Movimento 5 Stelle Antonio De Luca: “Schifani cerca di spacciare come una svolta epocale quello che in realtà è solo fumo negli occhi: la futura commissione a tre per la scelta dei manager della sanità, che il presidente vuol far passare per chissà quale conquista, è soltanto uno scadente tentativo di recuperare un po’ di quella credibilità persa a causa degli scandali e di riparare, a fine legislatura, quando ormai è troppo tardi, ai danni causati con nomine a uso e consumo dei partiti. Anche con questa formula l’ultima parola spetterà sempre alla politica, che invece va messa completamente fuori dal sistema delle nomine sanitarie. Solo in quel caso, forse, la sanità potrà ricominciare a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel in cui questo governo e quelli che lo hanno preceduto l’hanno cacciata. Agli annunci a sensazione da parte di Schifani cui è seguito il nulla comunque abbiamo ormai fatto l’abitudine. Aspettiamo ancora i licenziamenti in massa dei direttori generali per il flop sul versante liste d’attesa. È passato più di un anno dalla firma dei contratti da parte dei manager, ma nessuno è stato mandato a casa come promesso“.
Nuovi equilibri nella maggioranza: le indiscrezioni
Il vertice di maggioranza è stato propedeutico anche per stabilire e mettere nero su bianco i nuovi equilibri all’interno del centrodestra.
Secondo indiscrezioni raccolte tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, sembra essere tornato il sereno tra Fratelli d’Italia e il presidente Schifani. Niente più braccio di ferro. Tra le due parti la sintonia oggi appare più alta che mai, dopo i giorni di tempesta, soprattutto in campo sanitario, che hanno visto Salvatore Iacolino principale argomento della discordia. Che i rapporti fossero più distesi era già abbastanza chiaro dalla convention di FdI, svolta domenica a Palermo, per i tre anni del governo Meloni. “In Sicilia stiamo vivendo giorni complicati, ma c’è una maggioranza coesa e non avremo difficoltà ad andare avanti. A chi invoca le dimissioni del presidente della Regione Renato Schifani dico di stare tranquillo, arriveremo senza problemi alla fine della legislatura“. Ha dichiarato il commissario regionale Luca Sbardella, che si è sbilanciato anche sul bis di Schifani: “Intanto, arriviamo alla fine della legislatura. Essendo Schifani il presidente uscente e avendo fatto bene, il suo nome è sicuramente sul tavolo. Quando arriveremo alla fine della legislatura e se ne parlerà“.
Le voci dell’Assemblea regionale parlano di rapporti sereni anche con Mpa e Noi Moderati, ma non più con la Lega di Luca Sammartino. Secondo indiscrezioni, infatti, il governatore azzurro e l’esponente del Carroccio, ritornato da poco in giunta, con la delega all’Agricoltura e l’incarico di vicepresidente, avrebbero spesso avuto momenti di contrasto. Proprio il leghista, inoltre, nel fine settimana, è stato protagonista di un botta e risposta con gli autonomisti sulla stabilizzazione dei lavoratori dei Consorzi di Bonifica.
Le carte all’interno della coalizione si sarebbero mischiate spezzando il “cerchio dei fedelissimi” che anche in occasione della manovra quater erano usciti dall’aula, in segno di vicinanza al presidente durante la “Caporetto” a Sala d’Ercole. Tutto è così cambiato: la Democrazia Cristina (ad oggi, senza escludere possibili rientri sia in giunta sia all’interno delle riunioni di maggioranza) è fuori e l’asse con la Lega ha certamente vissuto giorni più felici.




