Ti sei trasferito all’estero da almeno 5 anni ma non vuoi tornare in Sicilia? Hai un’età compresa tra i 30 e 60 anni e hai la doppia cittadinanza? Sei anziano e vuoi tornare nell’isola ma solo per una vacanza? La tua impresa in Argentina o ovunque si trovi all’estero è in crisi? Hai bisogno di soldi per sviluppare il tuo business Oltralpe? Tranquillo a te pensa ‘mamma Regione’. Eh sì, un disegno di legge ad hoc, pronto a essere discusso in commissione Lavoro dell’Assemblea siciliana, prevede fondi per il sostegno agli emigrati che hanno lasciato la Sicilia ma che non intendono rientrare nel paese d’origine. Ad avere l’idea è stato Paolo Ruggirello, firmatario del ddl presentato tre anni fa, quando era nel gruppo Musumeci: ora è nel Pd. Il testo si compone di 13 articoli. “Disposizioni in materia di interventi della Regione a favore dei siciliani nel mondo” è il titolo del disegno di legge che potrebbe muovere i primi passi subito dopo la chiusura della sessione di bilancio, dunque a marzo.
Una legge simile in realtà esiste, è la 55 del 1980, poi modificata con la 38 dell’84: ma contiene interventi a sostegno dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie che intendono rientrare in Sicilia. Il ddl Ruggirello capovolge il concetto, prevedendo risorse per chi invece in Sicilia non vuol proprio tornare. Il deputato cita il caso Argentina, ricordando la crisi socio-economica che colpì il Paese sudamericano, sottolineando che “non risulta che la Regione abbia adottato atti normativi finalizzati a garantire l’avvio, il mantenimento e lo sviluppo delle attività economiche avviate dai cittadini siciliani emigrati all’estero che non intendano rientrare in Sicilia in modo da assicurare il loro rafforzamento nel paese di immigrazione”. Per il deputato “non v’è dubbio che i nostri emigrati, anche nell’ipotesi in cui non desiderino rientrare in Sicilia, costituiscono una vera e propria risorsa da valorizzare”. Tra i destinatari il ddl indica “le persone nate in Sicilia che abbiano stabile dimora fuori dal territorio regionale e che conservino la nazionalità italiana” con un periodo di permanenza all’estero per motivi di lavoro non inferiore a cinque anni, i coniugi e i discendenti anche se non nati in Sicilia purché abbiano un genitore siciliano, e i figli, nonché le aggregazioni di siciliani costituiti in circoli in Italia e all’estero. Per loro la norma concede linee di credito, agevolazioni per scambi commerciali, sostegno alla formazione professionale, finanziamenti di borse di studio e stage aziendali, risorse per l’auto-imprenditorialità. E poi fondi per organizzare convegni, seminari, attività di ricerca e studio e per l’aggiornamento culturale, compreso l’insegnamento della lingua italiana. Ma anche contributi per soggiorni in favore di emigrati anziani e vacanze culturali di studio per i giovani figli di siciliani nel mondo. Quanto costa tutto questo? Nel ddl non viene specificato, il prezzo da pagare per ‘mamma Regione’ è rinviato a una successiva norma. All’estero qualcuno si frega le mani. Con buona pace della metà dei giovani siciliani senza lavoro e dei neo-laureati costretti a emigrare per poter lavorare.