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Ecco un estratto dello SPECIALE dedicato al Depistaggio di Via D’Amelio, realizzato da ilSicilia.it, con l’intervista all’Avv. Rosalba di Gregorio.
Qui si parla del ruolo dell’FBI.
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Nel suo libro lei ha scritto: «Facile oggi attribuire la colpa di questo depistaggio colossale al solo Arnaldo La Barbera che è morto. Ma dietro, chi c’era? …L’esplosivo lo porta Spatuzza, ma il Semtex chi lo porta?»
«Già nel momento in cui fu scritto il libro “Dalla parte sbagliata”, che ormai oggi è vecchio (prima pubblicazione nel 2014, seconda nel 2018, ndr) visto che naturalmente i processi sono andati avanti, era presente l’idea che nella strage vi fosse una mano diversa, cioè una compartecipazione di “pezzi delle istituzioni” per essere generici. Perché parliamo di una strage dove sparisce l’agenda rossa… ed a Totò Riina o a Graviano dell’agenda rossa di Paolo Borsellino non gliene poteva fregare di meno. Di un processo nel quale ora emerge la figura del Mr. X di cui parla Spatuzza, ma dove i dubbi sulle “presenze strane” a noi sono venuti fin dall’inizio.
Perché, ancora, noi abbiamo i tecnici dell’FBI che arrivano a Palermo a momenti prima dei nostri. Ecco, evidenziando questo ultimo punto, questo è un elemento che la gente ignora: tutti i reperti della strage di via D’Amelio, per ordine di Tinebra, sono stati rastrellati e inseriti dentro 60 sacchi neri (tipo quelli della spazzatura) dall’FBI, che li ha caricati dentro ad un furgone e mandati a Roma, alla Scientifica, a disposizione solo dei tecnici dell’FBI. E perché?!? Tra l’altro non ci hanno relazionato nulla; dai reperti relativi alla 126, ai pezzi della carrozzeria, al blocco motore, come li hanno tirati fuori?
Orbene, qui c’è nella fase iniziale, qualcosa che sconvolge. Solo che quando io ho evidenziato queste circostanze al processo d’appello del Borsellino Bis, unitamente alla dichiarazione di Ferrante sul fusto di calce, mi è stato risposto, nella sentenza, scrivendo che “l’Avv. Rosalba Di Gregorio ipotizza complotti istituzionali, nel tentativo vano di difendere i suoi clienti”. E sono stata perfino rimproverata per avere fatto notare una ulteriore circostanza che trovavo (e trovo ancora) assai strana: a tre quarti d’ora dalla strage (avvenuta alle 16:58, ndr) esce un lancio dell’agenzia ANSA che dice che la polizia di Palermo li informa che è scoppiata una Fiat di piccole dimensioni (una 600, una Panda o una 126). Un momento: la Polizia di Palermo a soli tre quarti d’ora dalla strage non sa niente, non poteva saperlo, perché il blocco motore da cui si dedurrà che è una macchina Fiat, e che è di una 126, sarà trovato solo l’indomani, il 20 luglio, dopo le 13! Ci sarà bisogno di un tecnico della Fiat di Termini Imerese per confermare che quello era un blocco motore di una 126. Dopo una telefonata alla Fiat di Torino, controllano il numero di matricola e verso le 17,30 del pomeriggio del 20 luglio abbiamo la conferma che la macchina è una 126, rubata. Mentre l’ANSA dopo neanche un’ora già sapeva tutto.
Peggio ancora: il Sig. Orofino (il proprietario dell’officina di Brancaccio da cui furono rubate le targhe per metterle nella 126 rubata alla signora Pietrina Valenti) la mattina del 20 luglio va a fare giustamente la denuncia del furto di targhe al commissariato di Brancaccio. Lì un ispettore si insospettisce perché Orofino saluta un sorvegliato speciale con obbligo di firma. Nell’arco di pochi minuti Orofino sarà perquisito e fermato come sospetto. Sarà poi arrestato, processato e condannato all’ergastolo per concorso in strage. È quello che nelle immagini di repertorio, alla lettura della sentenza di condanna, si sbatte disperato la testa contro la gabbia. Lui poi si rivelerà completamente innocente; adesso è morto e gli eredi attendono un risarcimento dallo Stato. Io chiederò poi all’is126pettore perché si era insospettito, visto che Orofino aveva denunciato un furto di targhe dalla sua officina, e lui mi rispose: “Perché erano targhe di 126”. – E quindi? – “Eh, siccome lì era una scoppiata una 126…” – No, fermo un attimo: tu la mattina del 20 luglio non puoi sapere che lì era scoppiata una 126, perché lo sapremo solo nel pomeriggio!
Quindi, avendo rilevato queste “stranezze” lo faccio presente al Presidente in Aula: Qui c’è una mano ignota. Di conseguenza, in sentenza verrò citata come quella che ipotizza complotti istituzionali… Allora l’agenda rossa l’ho forse presa io?
Poi è spuntato Spatuzza che ci ha parlato della presenza esterna alla mafia. Anche nelle stragi del 93’ lui mette presenze di Servizi di sicurezza coinvolti, ecc… Nel garage di via Villasevaglios lui parla di un Mr. X esterno a Cosa nostra; non lo riconosce e in quanto cattolico non si sente di accusare qualcuno senza esserne certo».
(…) «Tra parentesi, sul piano della conservazione delle prove: dopo che hai spazzato tutto e dopo che chiunque calpestava reperti, cosa è stato inserito nei sacchi neri? Cosa è stato preso? Ci ritorno su questo punto perché per me è fondamentale: non abbiamo il contenuto inventariato dei sacchi dell’FBI e non sappiamo con certezza cosa vi sia dentro perché hanno scritto: “Si sequestra quanto ivi contenuto”. Quindi, se qualcuno toglie qualcosa o ne mette un’altra non lo sapremo mai, perché tanto è sequestrato “quanto contenuto”. Non viene specificato cosa».
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