Dalla possibile rinascita al lento declino. Non c’è un unico evento che ha causato il fallimento della visione dei protagonisti della Sicilia degli anni ’80, bensì un insieme di concause.
È il pensiero di Calogero Pumilia e Vito Riggio, autori del libro “Speranze e declino nella Sicilia degli anni ’80” (Rubbettino, 2022)
“Di quel grande progetto che immaginavamo di avere resta ben poco – racconta Riggio -. La trasformazione della mafia ha portato ad una spettacolarizzazione che faceva un po’ a pugni con le esigenze della buona amministrazione. Purtroppo i risultati dopo tutti questi anni sono sotto gli occhi di tutti: non solo i tradizionali problemi dell’immondizia e del traffico, che c’erano allora e oggi sono aggravati, ma anche i problemi dello sviluppo economico, che sono stati oggi in qualche modo curati con una eccesso di assistenzialismo e che però non hanno dato vita al posti di lavoro stabile. Per uscire da questa situazione, dovrebbero essere gli stessi meridionali, in particolare i siciliani, ad adoperare le risorse mese a disposizione dallo Stato e dall’Europa. C’è, però, il rischio che non lo sappiano fare. Cosa fare, dunque? Io insisterei sullo snellimento delle procedure e soprattutto sugli incentivi agli investimenti privati, che è quello di cui abbiamo un’enorme bisogno. Con la sola assistenza pubblica non ce la possiamo fare”.
Quando si è capito che si sarebbe andati verso un lento declino? Quale è stato il punto di svolta?
“Non c’è un unico evento. Ma è successo quando maggioranza e opposizione, quindi, Democrazia Cristiana, partito Socialista e partito Comunista non hanno capito che bisognava essere uniti per sconfiggere il nemico mafia, che nel frattempo aveva guadagnato potere attraverso finanziamenti e militarizzazione”, sottolinea Pumilia, che guarda al futuro: “Uno della mia età può essere indotto a ritenere che le speranze siano poche. I meccanismi della politica cambiano col tempo. Ogni generazione finisce per tirare fuori il meglio e il peggio di sé. Ma la storia va avanti”.