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Stop al concorso per dirigenti alla Regione, Corte dei Conti: “Serve prima una riforma”

martedì 18 Febbraio 2020
Corte dei Conti

Nonostante sia venuto meno il blocco delle assunzioni con la legge regionale 14 del 2019, per la Corte dei Conti “l’avvio di un ricambio generazionale” del personale della Regione “anche per le figure dirigenziali non può prescindere da una compiuta riforma della dirigenza regionale, mai realizzata e non più procrastinabile”.

I giudici ritengono “critica” la previsione normativa rivolta al reclutamento di nuove figure dirigenziali, “seppur con percentuali di spesa inferiori rispetto a quella derivante dai risparmi delle retribuzioni del personale collocato in quiescenza comparata con quella programmata per il reclutamento di figure non dirigenziali e non soltanto per il numero considerevole di unità dirigenziali operanti in seno all’amministrazione regionale”.

Appare infatti assai problematico – scrivono i giudici nella relazione al Defr – avviare assunzioni di nuovo personale dirigenziale senza aver prima proceduto al superamento della terza fascia dirigenziale”.

Per i giudici “in assenza di un adeguamento dell’ordinamento della dirigenza a quella statale, tale condizione metterebbe in luce tutte le sue storture in caso di immissione in servizio di figure dirigenziali a tempo indeterminato, con il paradosso di unità dirigenziali neo assunte, inquadrate direttamente in seconda fascia, in posizione teoricamente prioritaria nell’attribuzione degli incarichi dirigenziali nei confronti della totalità dei dirigenti in servizio, collocati in terza fascia, molti dei quali titolari da anni di incarichi dirigenziali generali o di strutture dirigenziali intermedie”.

 

Di fatto si rischia che i neo assunti abbiano una posizione migliore degli anziani che magari hanno anche incarichi da dirigente generale creando difficoltà nelle gerarchie e disparità nei trattamenti.

Le criticità legate alle annunciate assunzioni solo solo una parte dei ‘problemi’ segnalati dalla Corte dei Conti che nel complesso sembra bocciare il documento di programmazione economica e finanziaria della Sicilia considerandolo non adeguato alle prescrizioni di legge.

 

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