Il dopo-Europee si apre subito con un botta e risposta al “vetriolo” tra Sud chiama Nord e il Partito Democratico. In attesa di sviluppi a Palermo, per le possibili alleanze future nel perimetro delle attuali forze di opposizione presenti all’Ars, intanto a Taormina volano parole forti e i toni sono decisamente aspri tra il partito di Cateno De Luca e i dem.
Teatro di uno scontro che potrebbe rappresentare l’anticamera della resa dei conti palermitana è Taormina, dove il leader di Sud chiama Nord è sindaco in carica e nel 2023 vinse lo scontro con l’allora primo cittadino (del Pd) Mario Bolognari. Ora il Pd va all’attacco di De Luca, e i “deluchiani” rispondono subito per le rime.
“All’esito del voto – ha spiegato il Pd in una nota a firma del coordinatore comunale Filippo Patanè – bisogna chiaramente prendere atto che l’Amministrazione in carica a Taormina è minoranza. Se ieri si fosse votato per le Comunali, con la stessa affluenza del 2023 avremmo sancito che in un solo anno di fatto avrebbe perso oltre 1.700 voti. Ed il ridimensionamento si estende a Messina, alla Provincia ed alla Regione, dove il risultato è il 7,5%, ben lontano da ogni possibilità di condurre una coalizione alternativa al centrodestra al governo. Per non parlare della deludente percentuale nazionale, che invece di essere una rampa di lancio ha segnato solo l’1,2%, con una flessione netta soprattutto dove si voleva l’exploit”.
“La luna di miele con la città è finita – continua il Pd -. Il papa straniero i miracoli non li fa. La coalizione allargata del centrosinistra a Taormina ha ottenuto il 30% dei consensi, quindi si candida a pieno titolo per esprimere la sua proposta di governo per la città. Una proposta che andrà di pari passo con la voglia di rinnovamento, nelle persone, nei temi e nei metodi, che è emersa dalle Amministrative del 2023 e dalle Europee. Proposta aperta a tutti i migliori che vorranno spendersi, oltre il perimetro politico del centrosinistra”.
Dura la replica di Sud chiama Nord, con il coordinatore comunale del partito di De Luca a Taormina, Antonio Gullotta, che non fa giri di parole e va all’attacco del Pd: “Il Pd di Taormina – replica Gullotta – ha perso ancora una volta l’occasione per rimanere in silenzio e ci da modo di ribadire che Cateno De Luca ha confermato la leadership dei partiti d’opposizione, essendo il più votato e la lista Libertà ha confermato la propria leadership in tutta la provincia di Messina, città compresa. Ora registriamo invece il tentativo di analisi del voto da parte del locale circolo del PD che a quanto pare non ha ancora elaborato la propria sonora sconfitta del 2023 e tenta adesso di distogliere l’attenzione dal loro deludente risultato. Paragonare forzatamente il dato del voto delle Europee con quello delle elezioni Comunali denota una profonda ignoranza politica e malafede. Si cerca di voler interpretare negativamente un dato che invece a fronte di un astensionismo significativo non ha fatto altro che confermare l’apprezzamento per l’operato dell’Amministrazione De Luca da parte della città”.
“Libertà ha ottenuto 1.267 preferenze pari al 37,43 del consenso. Il PD ha ottenuto 388 preferenze pari all’11,46% – continua Gullotta -. Il Pd come può parlare di risultato deludente riferendosi a Cateno De Luca e alla lista Libertà? O parlava del Pd stesso? Quel Pd che ha determinato il dissesto finanziario del Comune di Taormina? Quel Pd che per decenni ha gestito l’ente come un bancomat? Il cavaliere straniero non solo ha già salvato Taormina tirandola fuori dal dissesto finanziario in tempi record, ma ha anche dimostrato di risolvere questioni ataviche che non erano mai state affrontate”.
Ora il confronto si sposta su Palermo, dove De Luca proverà a riaprire un tavolo di discussione e a spingere il confronto a sinistra verso lo scenario delle primarie di coalizione con il Pd e con i 5 Stelle, ma dovendo fare i conti con la ritrovata voglia di leadership del fronte anti-centrodestra che riemerge in modo significativo sia in casa dem che tra i grillini.
De Luca si era mosso all’Ars, da diversi mesi a questa parte, per arrivare ad un patto e aveva stretto rapporti di collaborazione, in quest’ottica con Michele Catanzaro e Nuccio Di Paola. Le Europee, i dati delle urne e le volontà romane ma anche dei rispettivi vertici regionali del centrosinistra rimettono in discussione tutta la trama e i ragionamento, tutto ciò che insomma si era prospettato prima dell’8 giugno.
Sui palchi, nella campagna elettorale, De Luca ha lanciato diverse bordate sia al Pd che ai 5 Stelle, ora si riaprirà il confronto e il sindaco di Taormina, al di là dello scontro in atto nella Perla dello Ionio (che fa storia a sé e parte da una contrapposizione di vecchiata data) probabilmente sceglierà di ammorbidire i toni, rinnovando la disponibilità a collaborare all’Ars. Bisognerà capire se, alla fine della fiera, diventerà una soluzione davvero praticabile e percorribile quella di una sintesi delle posizioni attraverso le primarie, oppure ognuno andrà per la propria strada.
De Luca vorrebbe far valere il peso delle sue preferenze come leader più votato nel campo anti-centrodestra, e il Pd e il M5s invece mettono sul tavolo i loro numeri superiori a quelli di Libertà alle Europee. Chi la spunterà? I giochi si faranno a Palermo oppure sarà Roma a tracciare la linea da seguire?