Due milioni e 398 mila euro. E’ la cifra incassata dal Comune di Taormina dalla Tassa di soggiorno nel 2017, quando mancano ormai pochi giorni alla conclusione dell’anno. A questa somma si aggiungono ulteriori 231 mila euro riferiti al mese di novembre, dichiarati ma ancora non versati dalle attività ricettive, che di fatto avvicinano la cifra raggiunta dalla tassa turistica nel 2016 quando il totale dichiarato dall’ente locale fu di 2 milioni 694 mila euro. Ma il cospicuo incasso dell’imposta di soggiorno già finito nelle casse di Palazzo dei Giurati è una delle due facce della medaglia perché altrettanto significative sono anche le somme sin qui non versate dalle attività ricettive locali da quando il “balzello” venne istituito.
Per la tassa in vigore dal 1 gennaio 2013, infatti, oltre agli attuali 231 mila euro del 2017 mancano all’appello 440 mila 820 euro dell’anno 2016. E nel bilancio del Comune non ci sono, inoltre, 7 mila 418 euro riferite al 2013, 24 mila 630 euro per il 2014 ed ancora 146 mila 735 euro per il 2015. Tra il 2013 e il 2017 per la tassa di soggiorno si contano circa 620 mila euro non versati al Comune e su questo fronte è scattata una “battaglia” su più fronti tra il Comune e le attività turistiche che non hanno trasmesso tali somme all’ente locale. C’è chi ha provato sinora a sottrarsi ai pagamenti e quindi ad eluderli ma questo ambito richiamerebbe anche alcune situazioni di abusivismo sulle quali sono in corso accertamenti delle autorità preposte. Ma ci sono anche aziende che hanno deciso di andare alle vie legali e allo scontro con il Comune in tribunale. La casa municipale punta su una una sentenza del Consiglio di Stato che, nel confermare una pronuncia del Tar sul ruolo dei gestori di strutture ricettive, ha sancito che “gli albergatori e tutti gli altri gestori della riscossione dell’imposta per conto dell’Ente locale gestiscono risorse pubbliche e per questo debbono essere considerati agenti contabili, senza possibilità alcuna di sottrarsi agli obblighi ed alle responsabilità che ne derivano”.
Di diverso avviso, come detto, alcune aziende che hanno puntato sulla tesi secondo la quale chi gestisce l’attività turistica avrebbe soltanto il ruolo di esattore per la riscossione, ed il cliente potrebbe ritenersi libero, nella sua qualità di sostituto di imposta, di valutare se versare o meno la tassa. Il Comune ha deciso di avviare, ad ogni modo, delle azioni di recupero delle somme non versate anche attraverso dei pignoramenti che potrebbero scattare da qui a breve. “Stiamo procedendo con le opportune azioni finalizzate a consentire il recupero degli importi spettanti al Comune di Taormina e questo comporterà, se necessario, anche dei pignoramenti“, fa sapere l’assessore Salvo Cilona. Continua, insomma, a far discutere la tassa di soggiorno, imposta che nel momento in cui venne istituita il 6 novembre 2012 dal Consiglio comunale venne destinata a finanziare interventi in campo turistico, al recupero di beni culturali e ambientali ed alla promozione della città. Periodiche polemiche hanno però caratterizzato la questione anche e soprattutto perché non è mai stato previsto un apposito capitolato in bilancio e il “balzello” è finito poi nel calderone generale del bilancio stesso di Palazzo dei Giurati.