Dopo l’annuncio fatto al termine del debutto del suo testo teatrale proprio dal palco del Biondo, Roberto Alajmo tira le somme della sua gestione, dal 2013 al 2018, in qualità di direttore artistico dello Stabile della città.
E se ancora il rospo non lo sputa fuori e non lo ingoia del tutto, si riserva infatti l’opportunità di una conferenza stampa non appena verrà ufficializzato il nome del suo successore, ci tiene a diffondere i dati del quinquennio appena concluso.
Partiamo dal dato finale: tra entrate ed uscite, da inizio mandato ad oggi, il Biondo ha chiuso il bilancio con un surplus di circa 60 mila euro in positivo che tengono conto, però, di dettagli gestionali non indifferenti affinati negli anni.
A fronte di un aumento di oltre il 5% del contributo statale del MiBAC, che ricordiamo essere attribuito in base alla qualità artistica della stagione e all’attività di un teatro, e alla diminuzione delle quote associative (pari a circa un 1.5 milioni di euro nell’ultimo anno rispetto al dato del 2013), gli incrementi sostanziali si sono registrati grazie all’aumento dei proventi della biglietteria (226.642 euro nel 2013 contro gli 870.809 del 2018), ai proventi della vendita degli spettacoli (si è passati dai 21.000 euro del 2013 ai 288.700 del 2018), all’introduzione degli sponsor privati (totalmente assenti nei teatri di Roma in giù fino al 2013), ai proventi per l’affitto della sala teatrale e alla retta fornita dagli allievi della scuola del Teatro.
In più, nonostante la difficoltà del periodo di cassa integrazione durato due mesi circa, che comunque alla fine ha generato solamente tre giornate di sciopero, anche la gestione del personale dipendente si è ridotta, in termini economici, dal 67% al 49% (tenuto conto di pensionamenti e licenziamenti).
Il dato più eclatante, a nostro avviso, e anche più immediato da registrare nell’arco del mandato è l’aumento del numero di abbonamenti passato da 1.120 di inizio mandato a 4.624 del 2019 (numero in aumento se si tiene conto che al campagna rimane aperta fino quasi a fine stagione teatrale).
“Chi arriverà al mio posto – ci ha detto l’ex direttore Alajmo – troverà una situazione appianata e alleggerita dal punto di vista gestionale ed economico rispetto al mio arrivo. In questi giorni ho ricevuto molti messaggi di solidarietà da parte di tanti artisti, soprattutto anche da coloro che, per diversi motivi, non hanno trovato spazio nei cartelloni delle stagioni, perché mai ho voluto mettere a rischio il patto di fiducia che sentivo di dover mantenere con il pubblico palermitano“.
Tra le difficoltà incontrate in questo percorso Alajmo non ha dubbi: “Se è stato facile riconquistare la fiducia del pubblico, forse per il fatto che fossi super partes fino a quel momento, rispetto alla realtà teatrale, il rapporto con le istituzioni è stato invece sempre in salita. Dopo l’elezione di Musumeci ho chiesto più volte di incontrarlo, così come ho fatto con l’assessore Pappalardo dopo la sua nomina, e ogni volta, seppur con estrema cortesia, ho ricevuto un diniego da parte del Presidente. Ecco, l’assenza delle principali cariche del governo siciliano alle prime del Biondo mi è sempre dispiaciuta“.
Chiusi i termini di presentazione sono dodici le candidature arrivate al tavolo della Fondazione Biondo che, avendo promulgato una “manifestazione d’interesse” e non un bando, ha tutta la libertà di scegliere, al di là della sostanza dei curricula pervenuti, il nome del prossimo direttore del Teatro anche oltre il termine di fine gennaio, data in cui dovrà essere presentato il progetto ministeriale che non necessariamente dovrà avere la firma del nuovo direttore.