“Conzala comu voi, sempri cucuzza è” (condiscila come vuoi, sempre zucchina è).
Se è vero che la tradizione contadina, attraverso i suoi detti, attribuisca alle zucchine un gusto insipido e lo associ per similitudine alle persone prive di carattere, è altrettanto vero che i tenerumi o tinniruma o ancora taddi ri cucuzza, “comunemente le foglie e gli steli rampicanti proprio della pianta delle zucchine“, siano dotati di una straordinaria personalità, quella che unisce insieme gusto e circolarità.
La zucchina in questione, tipica del meridione, dal colore verde chiaro, è la ‘Lagenaria longissima’ detta zucchina serpente o lunga per la sua lunghezza “può raggiungere anche il metro e mezzo“. La tradizione contadina ci narra che al sud Italia la coltivazione di questa tipologia di ortaggio si diffuse già con i Fenici e gli Arabi.
Secoli di storia all’insegna del recupero degli scarti “nella cucina povera non si butta niente” ebbene sì perché i tenerumi nascono così e sono un chiaro esempio di circolarità, che li nobilita e li eleva. I tenerumi dotati di quel particolare effetto velluto al tatto, trasmettono ricordi indelebili. Come una “reconnaissance proustiana” ogni siciliano ne abbina un ricordo, un’ emozione, un’immagine che torna vivida ogni qualvolta le dita sfiorano le foglie dei tenerumi o si sente nell’aria l’inconfondibile profumo, una volta cotti.
La cottura mischia le carte e come in un gioco di prestigio, fa scomparire l’effetto velluto, quasi ruvido dei tenerumi, restituendoceli in tutta la loro soave tenerezza o come esclamò il commissario Montalbano “leggiadrìa”.
Uno dei piatti tipici che unisce tutta la Sicilia è la pasta coi tenerumi, un must estivo, un cavallo di battaglia tipico delle torride giornate siciliane. Si tratta di una minestra di pasta “rigorosamente spaghetti spezzati o pasta margherita spezzata” in cui i principali ingredienti, oltre ai tenerumi, sono l’aglio, l’olio extra vergine di oliva e i pomodori pelati. Facoltativamente, prima di servire, si possono aggiungere dei cubetti di formaggio stagionato, come il caciocavallo tipico del palermitano o il pecorino pepato tipico del catanese.
Un piatto sano ed estremamente digeribile, non solo all’insegna della sostenibilità, ma di uno strepitoso equilibrio nutrizionale dove i tenerumi tengono banco con il loro generoso apporto di sali minerali come magnesio, potassio, zinco, calcio, ferro, fosforo e vitamine del gruppo A e B.