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Una puntata esclusiva la numero 125 di Bar Sicilia, con il direttore responsabile de ilSicilia.it Manlio Melluso e il direttore editoriale Maurizio Scaglione ospiti all’Arnas Civico di Palermo per parlare di Coronavirus. Padroni di casa, il direttore dell’Uoc di Medicina Interna, il professor Salvatore Corrao, e il primario facente funzioni del reparto di Anestesia Vincenzo Mazzarese.
Una puntata in cui Bar Sicilia vi racconta tutto quello che bisogna sapere sui pazienti che hanno contratto il coronavirus, da quelli più gravi, per cui è necessario il ricorso alla terapia intensiva o sub intensiva – per cui si siamo avvalsi della preziosa collaborazione di Elisa Bruscia -, agli asintomatici ‘portatori sani’ che senza le giuste misure precauzionali potrebbero rischiare di diffondere il virus, fino alla possibilità di contrarre una seconda volta il Covid-19. Inoltre, con le nostre telecamere, vi facciamo vedere come si preparano le donne e gli uomini del personale sanitario che devono confrontarsi con il Covid tutti i giorni, la vestizione e i reparti. E per capire quali sono le esigenze e le strumentazioni di cui ha bisogno una struttura ospedaliera, vi facciamo ascoltare quello che dice Roberto Colletti, direttore generale dell’Arnas Civico.
Insomma, tanta carne al fuoco per un argomento è di grande attualità. In Sicilia i contagi nelle ultime settimane hanno registrato un incremento dei casi esponenziale. Ma quali sono le proiezioni? “I dati aumentano sin dal mese di agosto in modo graduale, facendoci pensare a diverse centinaia di pazienti ricoverati tra il mese di ottobre e la prima parte del mese di novembre – ha affermato il professore Corrao – E’ ovvio che sistema ormai è in grado di gestire meglio la situazione rispetto alla precedente tornata. Ci auguriamo che anche gli organi di governo siano in grado di resettare un po’ tutto il territorio dal punto di vista dell’ospedalizzazione“.
Un’ospedalizzazione che, come sappiamo, nei casi più gravi può arrivare al ricovero in terapia intensiva. Il dottor Mazzarese ci ha spiegato qual il percorso diagnostico che porta alla decisione di un ricovero di questo tipo: “L’assistenza al paziente covid-19 è organizzata in base alla sintomatologia, che deve trovare il suo setting assistenziale – afferma Mazzarese –, quindi il paziente paucisintomatico probabilmente verrà ricoverato in un reparto di malattie infettive, oppure in un reparto di medicina interna; il paziente con una sintomatologia più importante potrà essere sempre gestito da un reparto di medicina interna o da una pneumologia. Poi ci sono i pazienti che diventano davvero critici: a quel punto entriamo nell’area delle terapie sub-intensive o terapia intensiva”.
Un virus dalla natura subdola: diversi rischi possono arrivare dai pazienti asintomatici, coloro che non avendo sintomi possono inconsapevolmente veicolare il virus: “E’ logico – spiega Corrao – che se un bambino o un giovane, che non sanno di avere il virus, vanno a casa dei nonni, che con la loro età sono sicuramente portatori di patologie croniche, possono aggravare la prognosi della patologia covid-19“.
Una battuta anche sulle difficoltà che devono affrontare i parenti dei pazienti più gravi, che si trovano a non poter stare a contatto con i loro cari: “Chi dovesse avere un parente con covid-19 in terapia intensiva – ha spiegato Mazarese – deve avere pazienza e affidarsi alle cure di noi medici, che insieme al personale infermieristico ce la mettiamo tutta per salvare la vita a queste persone“. Quando le condizioni miglioreranno e sarà possibile comunicare con loro, anche se a distanza, si potrà fare uso dei mezzi informatici, come per esempio le videochiamate.