L’Italia, si sa, è un Paese in cui il rischio idrogeologico è altissimo. Non passa anno che non si verifichino danni e vittime per eventi naturali a cui la politica non riesce a porre alcun argine e anzi, in alcuni casi ne è corresponsabile: abusivismo docet. C’è poi il rischio sismico, altrettanto elevato per la presenza di faglie in piena attività. Le politiche di prevenzione, però, anche in questo versante il più delle volte latitano.
Nel recente maxiemendamento uscito dal Senato, ad esempio, nonostante vi siano 36 miliardi di euro per investimenti infrastrutturali, non ci sarebbe quasi nulla per la prevenzione del rischio sismico. Se si fa eccezione per un paio di commi che stanziano la cifra di 3,7 miliardi fino al 2022, comprensivi però di voci fra loro eterogenee, i fondi per prevenire il rischio sismico vanno cercati con la lente d’ingrandimento. La denuncia è di Angelo Bonelli dei Verdi, che commenta così il terremoto che ha colpito la provincia Catanese.
A ricordarci che l’Italia «sotto il profilo sismico, vulcanico e idrogeologico, vive in uno stato di pericolo permanente» è, nelle stesse ore, proprio la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, secondo la quale «il varo di un piano straordinario per la messa in sicurezza delle aree a rischio non è più rinviabile: Ogni giorno che passa, aumenta la probabilità di dover piangere altri morti e altre distruzioni». Anche tutti gli altri interventi dei politici vanno più o meno nella stessa direzione: la presidente dei deputati di Forza Italia Mariastella Gelmini chiede che sia istituita una commissione per la messa in sicurezza del Paese e che vengano stanziati «dieci miliardi all’anno per dieci anni», mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, preannuncia la presentazione di «un atto in finanziaria che impegni il governo a stanziare risorse».
Un altro che tiene a ribadire «la fragilità della Sicilia e la necessità di una seria politica di prevenzione e interventi per la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio» è Claudio Fava, presidente della commissione antimafia siciliana.
E intanto, mentre la politica si affanna in un circo di dichiarazioni, a spiegare il da farsi è il Consiglio nazionale dei Geologi che, per bocca del suo presidente Francesco Peduto, osserva come essendo l’Italia un «territorio particolarmente vulnerabile con un combinato del rischio sismico e vulcanico», sia necessaria una vera prevenzione «anche attraverso pianificazioni a lungo termine». Pianificazioni, di cui non vi è traccia.
*Articolo pubblicato sul quotidiano «Libero»