“Ritengo fosse necessario anche se con tanto ritardo chiarire che quelli degli anni di piombo non erano stati dei processi per delle idee politiche, ma erano stati dei processi condotti in Italia per gravi fatti che avevano a che fare con omicidi, attentati e con una fase di grande destabilizzazione che avevano a che si esprimeva con la violenza”. Lo ha detto al Palazzo dei Congressi di Taormina la ministra della Giustizia Marta Cartabia durante un colloquio organizzato da Taobuk per discutere dei tempi relativi alla possibilità di una “giustizia riparativa”, così come avviene già in altri Paesi.
“Uno dei primi aspetti che ho gestito – prosegue Cartabia – al ministero della giustizia è stata proprio la questione dell’epoca della lotta armata e delle persone rifugiate in Francia e quando il governo francese a fine aprile ha voluto finalmente rimuovere il veto e finalmente affrontare la questione dell’estradizione. Penso sia stato un atto importante. Era necessario fare chiarezza su quell’equivoco nascosto nella dottrina Mitterand dove si riteneva che le richieste di estradizione non dovessero essere esaudite se si trattava di persone perseguitate per le loro idee politiche mentre se fossero stati responsabili di gravi reati come omicidi l’estradizione sarebbe stata concessa. Era giusta questa chiarificazione storica”.
“Tanto stiamo facendo su mille fronti, diversi cantieri delle riforme che sono enormi per vastità di materie. Tratteremo l’ordinamento giudiziario, il consiglio superiore della magistratura, cambieremo tutto ciò che si deve cambiare sulle sanzioni disciplinari, sistemi elettorali, progressioni di carriera, ma siamo consapevoli che tutto ciò che verrà fatto non basterà. Perché c’è bisogno di qualcosa che va oltre la cornice normativa di come si svolge la funzione giurisdizionale”. Lo ha detto al Palazzo dei Congressi di Taormina la ministra della Giustizia Marta Cartabia durante un colloquio organizzato da Taobuk per discutere dei tempi relativi alla possibilità di una “giustizia riparativa”, così come avviene già in altri Paesi.
“Mi colpisce – ha affermato Cartabia – che proprio in questo momento di crisi e credibilità e fiducia nella magistratura si cerchino degli esempi, questo celebrare Livatino è un desiderio di alzare lo sguardo e di identificarsi in qualcosa di nobile e alto. Ritengo che un aiuto enorme in questo complesso lavoro di ricostruzione della giustizia debba passare anche dal portare in evidenza i tanti ‘Livatino, i tanti giudici magari non eroici come lui, i tanti giudici che in Italia svolgono una funzione nascosta in modo dedito disciplina ed onore e vengono travolti dai fatti più clamorosi che troppo spesso dobbiamo guardae. Un aiuto da parte dei mezzi di comunicazione nel far emergere questi esempi può aiutare”