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Test d’ingresso a Medicina: “In mille con il cellulare, diritto allo studio negato”

giovedì 20 Settembre 2018
studio leone fell

Pronta una class action e un esposto alla Procura per “tutelare il diritto allo studio”.  Secondo l’avvocato Francesco Leone, infatti, durante i recenti test di ingresso alla facoltà di Medicina, almeno mille candidati avrebbero avuto con sé dei dispositivi connessi a Internet.

Una sensazione è una sensazione – dice –  ma i dati che stiamo per proporvi rappresentano la prova che in Italia un considerevole numero di candidati ha barato“. E come ha sottolineato l’avvocato Simona Fell, durante l’incontro di oggi con la stampa, si profila all’orizzonte una class action e un esposto alla Procura della Repubblica “Per tutelare il diritto allo studio e ridare forza ai sogni di questi ragazzi che desiderano davvero diventare medici”.

“Riteniamo –sostengono i due legali, sostenuti dal penalista Andrea Merloche sia a rischio la validità dell’intera procedura e il futuro di migliaia di studenti che resteranno fuori dalla selezione per errori non loro. Essendo una selezione nazionale, infatti, quello che succede in una singola sede si ripercuote inevitabilmente anche su tutte le altre, falsando risultati e graduatoria”.

medicinaTutto è partito dall’intuizione dei responsabili dello Studio Leone-Fell, con la collaborazione dell’associazione studentesca Rete universitaria nazionale (Run), di dare incarico ad Antony Russo, esperto di analisi della rete che lavora a Londra, e ai suoi collaboratori, di verificare quante fossero state, nel momento in cui si svolgeva il test, le richieste poste attraverso i motori di ricerca sugli argomenti delle sessanta domande della selezione.

I risultati sono stati sorprendenti: solo per fare qualche esempio – ma nella relazione di sei pagine firmata da Russo e diffusa durante la conferenza stampa ce ne sono tantissimi – nella nona domanda si chiedeva di inserire i due ultimi numeri nella sequenza 2-3-7-13-27. Il quattro settembre le ricerche su questa specifica sequenza sono cominciate alle 11 e 33 e secondo gli esperti di statistica la probabilità che venisse richiesta quella specifica serie di numeri è di una su 622 milioni. Più facile vincere al Superenalotto.

La domanda numero 21, sul significato del termine “frattale”, rappresenta un altro esempio significativo: rispetto alla media giornaliera degli ultimi anni il numero di ricerche registrato durante il test è stato esattamente del 12.423% in più.

Sosteniamo pienamente – ha aggiunto il senatore accademico di Palermo Antonio Di Naro, esponente della Run – la battaglia dello Studio Leone-Fell per i diritti degli studenti: non è possibile continuare a far finta che, riguardo a questi test, tutto vada bene. Già autorevoli esponenti politici si sono espressi, e c’è da considerare il problema del crescente fabbisogno di laureati in medicina”.

testTornando ai dati, secondo le stime degli esperti ai quali lo Studio Leone-Fell ha commissionato la ricerca, almeno mille candidati avrebbero avuto con sé dei dispositivi connessi a Internet.  La riprova, peraltro, è in selfie e filmati scoperti in rete. Alcuni di questi sono stati mostrati durante l’incontro di oggi con la stampa.

Lo studio legale sta continuando a raccogliere segnalazioni giunte da diverse città italiane riguardanti soprattutto controlli non uniformi e disparità di trattamento. Senza contare le segnalazioni su domande errate o fuorvianti al vaglio di un team di esperti.

“Alcune  – hanno sottolineato Francesco Leone e Simona Fell –  sono di una gravità inaudita. Ecco perché proseguiremo nella nostra azione e penso che tra breve renderemo note altre novità”.

I primi dati del Miur:

Secondo i dati diffusi dal Ministero, nelle prove del quattro settembre per i Test d’ingresso in Medicina, si è avuto un drastico calo degli idonei, con uno studente “bocciato” ogni tre candidati.

Ad affrontare il questionario 59.743 candidati sui 67.005 inizialmente iscritti alle prove. Tra loro, è risultato “idoneo” il 67,7% del totale (40.447 studenti), cioè chi ha totalizzato i venti punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili.

Un rendimento nettamente peggiore rispetto agli anni passati: nel 2017 risultò sufficiente l’87,26% dei candidati, nel 2016 addirittura il 93,7%.

Altri dati significativi riguardano Catania, che è stata la città italiana con il maggior numero di candidati tra i primi cento, Verona, dove si è avuto il punteggio più alto, e Pavia dove è stato registrato il miglior rendimento percentuale.

 

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