Mentre la Regione siciliana cerca i soldi per far fronte alla sentenza della Corte dei Conti che le intima di coprire il disavanzo da 2,1 miliardi, la sessione di bilancio resta al palo. L’Ars è ferma, con il Pd che pressa il presidente della Regione Mucumeci: “Se, come ormai appare evidente, saremo costretti a prorogare l’esercizio provvisorio – dice Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars –, tanto vale che il governo lo dica subito invece di tenere il Parlamento a bagnomaria a tempo indeterminato. Il presidente Musumeci prenda atto della realtà – aggiunge Lupo – invece di continuare a raccontare una finanziaria che non c’è”.
Nei giorni scorsi la giunta regionale ha individuato i capitoli di spesa da tagliare per reperire le somme, ma la ricerca non è stata indolore, con le opposizioni che adesso puntano l’indice contro il governo. Le decisioni dell’esecutivo siciliano sono cadute sul taglio del tfr dei dipendenti della Regione e sul taglio degli stanziamenti per le pensioni. Ci sono poi i crediti di dubbia esigibilità a ‘chiudere’ il cerchio, per un totale di circa 1,6 miliardi (gli altri denari dovrebbero essere ‘coperti’ grazie all’accordo Stato-Regione concluso nelle scorse settimane).
Anche in questo caso, però, non mancano le voci critiche con l’esecutivo: “Dopo aver attaccato i diritti sociali, il Governo Musumeci attacca i diritti dei lavoratori regionali – afferma il deputato regionale Claudio Fava, della lista Cento Passi -. La possibilità di richiedere un anticipo del Tfr non è infatti un privilegio ma un diritto di ciascun lavoratore, per far fronte a necessità personali quali possono essere le spese mediche o acquisto della prima casa. Si tratta di soldi dei lavoratori, non si un bancomat con cui la Regione pensa di colmare il disastro dei propri conti. Come per i fondi sottratti al sociale, ancora una volta, questo governo non riesce a trovare altre soluzioni che tagliare diritti”.