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L'inchiesta

Titoli di studio e abilitazioni falsi, varie persone indagate anche in Sicilia

giovedì 30 Gennaio 2025

Sette persone sono state poste agli arresti domiciliari stamani dalla Guardia di Finanza, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al reato di falso, nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale della Repubblica di Potenza nella quale sono indagati anche gli oltre cento beneficiari di titoli di studio e abilitazioni professionali falsi.

Secondo l’accusa, “i promotori dell’associazione hanno svolto un vero e proprio ruolo di scouting della clientela” in sei regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Sicilia e Basilicata, “intrattenendo rapporti con altri istituti formativi” che operano nel Potentino e in provincia di Napoli, “gestiti da correi“. In tal modo, venivano assicurati certificati e qualifiche professionali riconosciuti in Italia e in Europa “in ambito informatico, in ambito universitario e in ambito sanitario“.

In sostanza, qualcuno si sostituiva agli studenti durante le prove d’esame oppure attestando falsamente “la presenza di alcuni studenti durante il tirocinio a partecipazione obbligatoria“.

“Provvediamo noi“: era la frase – una sorta di garanzia – che i responsabili di tre centri di formazione, uno di Potenza, uno di Nola e uno di Pompei (Napoli), davano ai loro clienti, per l’ottenimento di titoli idonei per l’inserimento in graduatorie per posti di lavoro. Lo si è appreso a Potenza, dal procuratore distrettuale facente funzioni del capoluogo lucano, Maurizio Cardea, che ha reso noti alcuni particolari dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza e denominata, appunto, “Provvediamo noi”, che ha portato all’arresto, oggi, di sette responsabili di reati contro la fede pubblica, finiti ai domiciliari.

Erano gli stessi titolari dei centri di formazione a sostenere gli esami, sostituendosi ai clienti, per l’abilitazione e il conseguimento del titolo, utile in ambito scolastico (per il personale Ata), informatico (per il personale di segreteria) e per la formazione di operatori sanitari (in ambito socio-assistenziale e infermieristico). “Una delle prove accertate – hanno spiegato gli investigatori – è stata la presenza certificata a un corso di formazione di un uomo che invece era in vacanza all’estero”, oltre a un tentativo di estorsione nei confronti di una donna, trovatasi iscritta ad un corso informatico, non pagato, senza averne mai fatto richiesta.

La Procura ha provveduto al sequestro dei titoli di studio e delle abilitazioni professionali “ideologicamente falsi” nei confronti di 120 clienti, tutti indagati, che avevano beneficiato del titolo falso ottenuto. L’indagine è partita dalla denuncia di una donna, che aveva conseguito un titolo, alla quale era stata prospettata la possibilità, dietro corrispettivo, di un arruolamento nelle forze dell’ordine per il figlio.

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