Il centrodestra è impegnato nel dibattito interno sull’indicazione del nome per la candidatura alla Presidenza della Regione Siciliana, irrompono i primi nomi (subito bruciati), le prime liti, i giochi sulle quote rosa e Cateno De Luca fa irruzione, come sempre, a gamba tesa.
Dopo la conferenza stampa del presidente Nello Musumeci di giovedì, puntualmente si sono registrate le reazioni (ed anche i silenzi che pesano allo stesso modo) degli alleati. Se Fratelli d’Italia attraverso le dichiarazioni di Ignazio La Russa ribadisce come Musumeci sia non solo la candidatura dell’uscente ma anche la migliore candidatura possibile, nel centrodestra fanno capolino indiscrezioni e i primi totonomi. Il vertice nazionale sarà dopo i ballottaggi di domani, ma fioccano le prime dichiarazioni.
La Russa ha ricordato anche come sia Berlusconi che Salvini, in tempi non sospetti, non abbiano mai alzato paletti contro il governatore uscente ed anzi si siano espressi in modo favorevole. Frattanto c’è chi ipotizza un nome alternativo in casa dei meloniani, l’eurodeputato Raffaele Stancanelli (che ha anche un buon rapporto con Cateno De Luca), e chi azzarda il nome dell’assessore al turismo Manlio Messina. Ma proprio le dichiarazioni di La Russa di fatto neutralizzano Stancanelli, il cui nome viene definitivamente bruciato dallo stesso Miccichè: “dire fin da adesso che il nome spetti a Fratelli d’Italia fatico a comprenderlo….”
Il presidente dell’Ars in un colpo solo ha rivendicato per Forza Italia la candidatura alla presidenza della Regione, aggiungendo “deve essere di Palermo e donna” ed ha affondato l’ipotesi Stancanelli. Sulle dichiarazioni di Miccichè, che esce dal cilindro l’ipotesi bicolore quota azzurra (FI) con quota rosa (una donna) c’è il gelo di Mpa. A poche ore quindi dalle dichiarazioni di Musumeci è evidente che gli alleati sono già in pieno caos sul nome dell’alternativa (a pochi mesi dal voto), e iniziano a bruciare i vari nomi. E Stancanelli è il primo a farne le spese (sebbene non si sia mai espresso sul punto).
Ed è qui che entra in scena Cateno De Luca, che “svela” i due nomi di donna del cilindro di Miccichè e lo sfida a scendere in campo apertamente.
Da alcuni giorni ha messo nel mirino il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè con il quale i rapporti da anni sono altalenanti. Nel 2019 ci fu l’accordo tra l’allora sindaco di Messina e Miccichè per le Europee che videro candidata l’assessora Dafne Musolio nella lista di Forza Italia. I rapporti strada facendo si sono via via affievoliti e adesso che Miccichè ha rivendicato per Forza Italia la candidatura per la Presidenza della Regione, Cateno ha alzato il tiro.
De Luca si è scatenato sia in diretta facebook che con una raffica di comunicati stampa da candidato alla presidenza della Regione Siciliana.
In un colpo solo De Luca attacca i competitor e “brucia” i nomi che Miccichè avrebbe potuto avere nel cilindro. E infine lo sfida a scendere in campo apertamente.
“Miccichè ha volutamente bruciato il nome di Raffaele Stancanelli e lo ha fatto perché infastidito dai rapporti di amicizia che legano Stancanelli sia a me che a Luca Sammartino e poi perché ha già in mente chi deve essere il candidato- scrive Cateno De Luca– Ha fatto riferimento ad una donna, quella donna è Patrizia Monterosso, la presidente della Fondazione Federico II. Ma potrebbe esserci anche un’altra donna del mondo della sanità privata, il cui nome al momento non vi svelo”.
Gli indizi di Cateno De Luca portano quindi a due donne, una delle quali ha un ruolo di primo piano nel settore della sanità privata (potrebbe essere Barbara Cittadini) sebbene c’è chi ipotizza che la donna da candidare per Forza Italia possa essere la parlamentare Stefania Prestigiacomo.
Il nome di una donna, per quanto possa essere “di moda” e fare da contraltare con l’ipotesi di Caterina Chinnici qualora dovesse vincere le primarie del centrosinistra di fine luglio, punta a scatenare reazioni tra gli alleati. Per De Luca, una possibile candidata vicina a Miccichè – che l’ha voluta alla guida della Fondazione Federico II – sarebbe Patrizia Monterosso. Ex capo di Gabinetto del Presidente della Regione Lombardo, nonché all’epoca nel Cda della Kore di Enna, Monterosso è stata condannata dalla Corte dei Conti lo scorso anno, per il doppio incarico. La conferma della Monterosso a Segretario Generale da parte del presidente Crocetta, costò sia a lui che agli assessori, che allo stesso Lombardo, una sentenza della Corte dei Conti. Musumeci non l’ha confermata ed è stato poi Miccichè ad affidarle l’incarico nella Fondazione Federico II. Una candidatura possibile? Certamente. Un’operazione facile, di ampio consenso? Probabilmente no.
Intanto, De Luca va oltre e, ribadendo di non voler fare alcuni accordi, affonda il colpo e invita Miccichè a candidarsi.
“Miccichè seguendo il manuale Cencelli siciliano vorrebbe per sé l’assessorato ai Beni Culturali, a me aveva proposto la presidenza del Parlamento o in alternativa la vicepresidenza della Regione, ma come ho detto più volte e ribadisco ancora io non ci sto. A questo punto perché non ti candidi direttamente dopo 30 anni che controlli tutto? La vittoria di Crocetta è responsabilità di Miccichè che ruppe l’unità del centrodestra e si candidò alla presidenza. Esci allo scoperto e scendi tu in campo in prima persona”