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Trapani, truffa su energie rinnovabili: fiamme gialle sequestrano beni per 5 milioni

venerdì 4 Febbraio 2022

Finanzieri del Comando Provinciale Trapani hanno sequestrato beni per 5 milioni di euro a due indagati per truffa aggravata allo Stato e sostituzione di persona nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Palermo su indebita percezione di contributi pubblici dal Gestore servizi energetici (Gse) per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.

Il provvedimento d’urgenza è stato convalidato dal Gip. Al centro delle indagini una società siciliana, con sede a Partinico, specializzata in impiantistica, che, secondo l’accusa, tra il 2017 e il 2020, con la presentazione di circa 2.300 richieste per la fornitura e l’installazione di impianti solari termici, avrebbe conseguito incentivi, in tutto o in parte non spettanti, per oltre 5.000.000 euro. Sulle richieste presentate al Gse, sostiene la Procura di Palermo, c’erano firme apocrife (apparentemente riconducibili ai clienti della società ma in realtà predisposti ad hoc), fatture sostanzialmente false (perché con importi gonfiati o perché riferibili a installazioni mai effettuate), copie di ricevute di bonifici bancari in realtà mai disposti.

L’inchiesta era stata aperta dopo la denuncia di un istituto di credito di rilevanza nazionale. L’indagine condotta dai Finanzieri della Tenenza di Alcamo ha “consentito di far emergere un sistema di raggiri e falsità in atti pubblici che avrebbe garantito alla società indagata importanti profitti, sia in termini di maggiori incentivi percepiti, che in termini di maggior competitività sul mercato; la possibilità di praticare impianti solari termici a prezzi veramente bassi e fuori mercato in condizioni normali, sarebbe stata – infatti – sostenibile solo in virtù degli incentivi ottenuti con condotte illecite“.

Al termine delle indagini sono stati denunciati i due amministratori della società installatrice e segnalata la società. I sequestri sono stati eseguiti fra le province di Palermo e Trapani e hanno interessato i conti riconducibili ai due indagati e alle imprese da loro amministrate e quattro immobili e hanno portato al blocco preventivo di due complessi aziendali per impedire la prosecuzione dei reati.

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