Eccoli: 70, 50 e 25, se non fossero numeri sacri ci sarebbe da giocarli al lotto indubbiamente sulla ruota di Roma. I numeri in realtà sono tre date giubilari: 70 anni di Ordinazione Presbiterale, 50 anni di Ordinazione Episcopale e 25 anni di appartenenza al Collegio Cardinalizio del Cardinale Salvatore De Giorgi, l’arcivescovo emerito di Palermo ormai ultranovantenne che della fedeltà al Papa e a Roma ha fatto una sorta di marchio di fabbrica.
Il prossimo 15 luglio, così come annunciato dall’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, nel giorno dedicato alla Patrona del capoluogo santa Rosalia, il cardinale De Giorgi presiederà la Celebrazione eucaristica in occasione del suo settantesimo anniversario della sua Ordinazione Presbiterale (28 giugno 1953), del suo cinquantesimo di Ordinazione Episcopale (27 dicembre 1973) e dei suoi venticinque anni di appartenenza al Collegio Cardinalizio (21 febbraio 1998).
Una lunga carriera ecclesiastica quella del Cardinale De Giorgi, segnata appunto da una fedeltà assoluta ai Pontefici che si sono succeduti sulla Cattedra di Pietro, fedeltà indubbiamente riconosciuta a Roma ma spesso oggetto di scherzo e critica da parte dei detrattori specialmente nel campo progressista che hanno sempre storto il naso per questa fedeltà al Papa “usque ad effusionem sanguinis”, come recita la formula di creazione dei cardinali.
Non è un caso che il primo gradino di questa lunga carriera ecclesiastica venga salito il 12 ottobre 1958, giorno delle esequie di papa Pio XII del quale De Giorgi è grande estimatore, quando il giovane prete di Vernole (Lecce) diviene il primo parroco della parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa di Lecce, incarico che ricopre fino al 1973. E il 1973 è l’anno in cui papa Paolo VI lo nomina vescovo con il titolo di Tulana e vescovo ausiliare di Oria. De Giorgi riceve la consacrazione episcopale nella cattedrale di Lecce il 27 dicembre 1973 dal vescovo Francesco Minerva, il suo vescovo sotto la cui egida spicca il volo nelle alte gerarchie ecclesiastiche.
Ma è il Pontificato di Giovanni Paolo II la fortuna (la grazia per i credenti!) del presule pugliese. De Giorgi per fedeltà ed esperienza è il pastore prototipo per la Chiesa italiana plasmata da Wojtyla e dal Cardinale Camillo Ruini per oltre un decennio alla guida della Conferenza episcopale italiana. E così il vescovo De Giorgi inanella una serie di nomine: nel 1981 è promosso arcivescovo di Foggia, il 10 ottobre 1987 viene trasferito a Taranto, dove mantiene il ministero episcopale fino al 1990. Giovanni Paolo II non farà mai mancare una visita nelle diocesi guidate da De Giorgi.
Nel 1990 Papa Wojtyla lo manda a raddrizzare la barca dell’Azione Cattolica, giudicata troppo a sinistra, nominandolo assistente generale. I risultati si vedono subito a partire da un testo del 1995 pubblicato dalle edizioni AVE: “L’Azione cattolica in cammino col Papa”. Ma il colpaccio (si perdono il termine poco ecclesiastico) arriva nel 1996 quando Giovanni Paolo II gli affida un incarico delicato: chiudere l’era Pappalardo a Palermo.
Il Cardinale Salvatore Pappalardo era una figura gigantesca, quasi insostituibile perché in 26 anni di episcopato aveva affrontato di tutto in una delle sedi più calde d’Italia. Eppure alla fine del suo episcopato a Roma avevano necessità di cambiare corso: Pappalardo ed i suoi discepoli erano considerati troppo a sinistra: non avevano esitato a dare il colpo di grazia alla Dc, avevano fatto crescere a dismisura Leoluca Orlando ed erano stati un po’ troppo indulgenti con un certo cattolicesimo di sinistra che non era mai andato giù a don Camillo (Ruini). Nasce così l’idea di mandare a Palermo un “normalizzatore“, un pastore d’esperienza, conservatore in grado di dialogare anche con il nuovo potere di centrodestra berlusconiano che aveva conquistato Palermo e la Sicilia e soprattutto che non creasse problemi a Roma. L’uomo, anzi il vescovo, giusto è di nuovo De Giorgi.
Il 25 maggio 1996 De Giorgi fa il suo solenne ingresso a Palermo e nel Concistoro del 21 febbraio 1998, Giovanni Paolo II lo crea cardinale di Santa Romana Chiesa con il Titolo di Santa Maria in Ara Coeli.
Negli anni palermitani il Cardinale De Giorgi, che risiede in arcivescovado con le due sorelle, evita accuratamente clamori, scandali e polemiche dando un taglio decisamente pastorale al suo governo della diocesi. Accanto a lui il segretario don Filippo Sarullo, in grado di reggere i ritmi stacanovisti di De Giorgi, e figure come quella di mons. Salvatore Di Cristina presbitero di grande esperienza e cultura, rinomato patrologo, che il cardinale De Giorgi vuole vicario generale e poi, con grande apprezzamento del presbiterio palermitano, fa nominare da papa Giovanni Paolo II come vescovo ausiliare di Palermo.
Nel 2005 muore Giovanni Paolo II e De Giorgi, assai addentro al cerchio magico wojtiliano, riesce a portare a Palermo le prime reliquie del futuro santo: una veste papale utilizzata da Giovanni Paolo II che espone all’interno del Palazzo Arcivescovile. Il Cardinale De Giorgi partecipa poi al conclave che elegge papa Benedetto XVI, di cui è elettore convinto e con cui ha maturato una buona consuetudine durante gli anni di Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il 19 dicembre 2006 il Cardinale De Giorgi saluta Palermo per raggiunti limiti d’età e vola a Roma dove si installa in un appartamento vaticano vicino alla porta Sant’Anna. Ma il desiderio dell’ultraottantenne Cardinale De Giorgi di riposarsi dura poco, o almeno fino a quando il Papa non ha bisogno. Papa Ratzinger lo richiama in servizio nel 2012 per affrontare il cosiddetto scandalo “Vatileaks”, e lo nomina, insieme ai cardinali Julián Herranz Casado e Jozef Tomko, membro della commissione costituita dal pontefice per indagare sulla fuoriuscita di documenti e lettere riservati dal Vaticano.
Benedetto XVI però gli regalerà anche una grande soddisfazione poiché lo delega a presiede il 25 maggio 2013 il rito di beatificazione di don Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, del quale De Giorgi aveva avviato il processo di beatificazione, in odium fidei, durante il suo episcopato palermitano, nel 1999.
Gli ultimi anni anche per il crescere dell’età del Cardinale sono stati più tranquilli. Non è mancata la cordialità con Papa Francesco, e adesso giunge l’invito del suo successore Lorefice, per molti versi inaspettato, ma che ricorderà a Palermo l’ebbrezza cardinalizia recentemente negata dal Pontefice regnante.