La Sicilia viaggia a due velocità nella lotta contro il cancro. È quanto emerge dal Rapporto 2024 dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS), che fotografa lo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali (ROR) e dei programmi di screening. Il documento si basa sui dati del 2023 ed è frutto della sesta indagine nazionale condotta nell’ambito dell’Osservatorio ROR, istituito da AGENAS in attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 17 aprile 2019, con l’obiettivo di integrare l’assistenza ospedaliera e quella territoriale in un sistema coordinato ed efficace.
Se da un lato la Sicilia registra buoni livelli di copertura degli inviti alla popolazione target, dall’altro continua a distinguersi in negativo per i bassi tassi di adesione agli screening oncologici. Un campanello d’allarme che evidenzia criticità strutturali e culturali su cui è urgente intervenire.
Screening
Nel 2023 la Sicilia ha raggiunto ottime percentuali di inviti per i tre principali programmi di screening (tumore della mammella 90,65%, colon-retto 99,86%, cervice uterina 113,88%). Ma i dati si fanno critici quando si guarda a chi quegli screening li ha davvero eseguiti: appena 32,13% per la mammella, 14,50% per il colon-retto e 22,70% per la cervice uterina, ben al di sotto dei livelli minimi raccomandati dal Nuovo Sistema di Garanzia (35%, 25% e 25% rispettivamente).
Nel 2024 la situazione migliora di poco: il tasso di adesione per la mammella scende al 28,81%, il colon-retto si attesta sul 14,22%, e la cervice uterina sale al 27,31%, superando di poco la soglia minima. Tuttavia, la Sicilia resta tra le regioni peggiori d’Italia, superata anche da realtà storicamente in difficoltà come la Campania.
Rete Oncologica
Sul fronte dell’organizzazione della Rete Oncologica Regionale, la Sicilia si colloca in una posizione di stabilità, con un lieve incremento rispetto al 2022, anno in cui la rete fu presentata dall’allora assessore alla Salute Giovanna Volo. Secondo l’Indice Sintetico Complessivo (ISCO), la Regione si conferma in una fascia media di performance, segno che – pur in presenza di una rete formalmente attiva – la presa in carico dei pazienti e l’integrazione tra ospedale e territorio restano ancora parziali e da potenziare.
“Negli ultimi anni abbiamo costruito un solido lavoro multidisciplinare che ha dato risultati concreti non solo per il tumore della mammella – oggi seguito in 17 Breast Unit attive – ma anche per polmone, colon-retto, ovaio e prostata”, sottolinea Vincenzo Adamo, coordinatore della Rete Oncologica Siciliana (Re.O.S.).
“Il sesto rapporto AGENAS conferma questa tendenza positiva, in particolare sul piano della presa in carico dei pazienti e dell’attivazione dei PDTA regionali – prosegue –. Laddove operano i Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), i risultati sono significativamente migliori”.
“Le criticità persistono soprattutto nella governance amministrativa e nella digitalizzazione, ma da giugno entreranno in servizio nuove figure – data manager, bioinformatici, assistenti – grazie a un progetto finanziato con fondi PNC, in collaborazione con l’Assessorato regionale alla Salute – aggiunge -. È in fase avanzata anche la creazione di una piattaforma informatica condivisa con la rete oncologica campana. Sul fronte della prevenzione, invece, resta urgente migliorare la comunicazione per incentivare la partecipazione agli screening”.
Migrazione sanitaria: un fenomeno ancora presente
Nonostante i progressi, molti pazienti oncologici siciliani scelgono ancora di curarsi fuori regione, in cerca di percorsi rapidi o strutture percepite come più affidabili. Una scelta che grava economicamente sulla Regione e riflette una fiducia da ricostruire nel sistema sanitario locale.
“Purtroppo il fenomeno dei viaggi della speranza è ancora presente, ma negli ultimi anni stiamo registrando un’inversione di tendenza – spiega –. I nostri centri oggi riescono a trattenere più pazienti, soprattutto nell’ambito delle terapie mediche. Le strutture specializzate sono pienamente operative e in grado di offrire prestazioni di alto livello. I pazienti possono contare su chirurgie avanzate, radioterapie di ultima generazione e su tutte le più moderne terapie oncologiche: immunoterapia, target therapy, trattamenti molecolari e di precisione. Anche i farmaci più innovativi sono disponibili. La vera sfida ora è comunicare questa realtà ai cittadini: devono sapere che possono fidarsi della sanità siciliana”.
Verso una Rete più solida
“Il futuro lo vedo positivo, perché stiamo finalmente superando i limiti organizzativi che hanno rallentato la crescita della rete oncologica siciliana – afferma Adamo –. Da giugno entreranno in servizio nuove figure professionali selezionate con fondi PNC, e sarà operativa una piattaforma digitale regionale, sviluppata con la rete campana, per gestire in modo più efficiente i percorsi diagnostico-terapeutici”.
“Una delle priorità è anche estendere l’accesso ai protocolli sperimentali su tutto il territorio regionale, affinché ogni cittadino siciliano possa accedere alle terapie più avanzate, anche fuori dalle grandi città – evidenzia -. Ma serve soprattutto un salto culturale. Rafforzare l’informazione sulla prevenzione è essenziale: gli screening devono diventare una scelta consapevole e diffusa. Non basta più la semplice ‘letterina’ inviata a casa: quel modello è superato. Se la comunicazione venisse davvero integrata nella Rete, con strategie condivise e mirate, potremmo intercettare i tumori in fase precoce e ridurne concretamente l’impatto”.
“Offrire a tutti cure di alta qualità, senza bisogno di cercare altrove, è un obiettivo possibile. Le competenze e le tecnologie ci sono. Ora dobbiamo far sapere ai cittadini che la sanità siciliana è pronta per rispondere, con efficacia e umanità”, conclude.