Due pronunciamenti dell’Ars. Da Roma non è mai arrivata un’impugnativa. Insomma, il disegno di legge è efficace. Ma la norma a tutela delle vittime di violenza di genere e dei figli rimasti orfani non ha ancora trovato applicazione. A denunciarlo è il deputato regionale di “Controcorrente“ Ismaele La Vardera. L’esponente del Gruppo Misto all’Ars è tornato a chiedere l’estensione delle previsioni, attualmente previste a livello nazionale per le vittime di mafia, anche chi ha riportato lesioni permanenti del viso o ai figli di donne uccise dai loro carnefici.
La norma, votata nell’alveo della Finanziaria 2024- 2026, prevedeva in particolare la possibilità di ricorrere a percorsi lavorativi dedicati nell’ambito degli uffici regionali. Una proposta nata “dalla necessità di lavorare sia sul fattore culturale che sulla corretta percezione del problema concernente la violenza sulle donne considerato il continuo aumento delle vittime di femminicido nel territorio regionale“. Da Roma era arrivata una richiesta di integrazione, ovvero l’inserimento di norma che prevedesse un termine di efficacia del disegno di legge “fino al 31 dicembre 2025 o comunque nelle more della definizione di una disciplina statale”. Ciò nonostante, la norma rimane inapplicata.
La Vardera: “Applichiamo la norma”
A specificarlo è il deputato regionale di Controcorrente Ismaele La Vardera. “Stamattina siamo qui per parlare di un tema di primaria importanza. Da un anno c’è un balletto, nei confronti degli aventi diritto, che non riescono a portare il risultato a casa. C’era un dissidio con Roma. La Meloni ha chiamato Schifani, tirando per le orecchie il presidente della Regione. L’accordo era quello di inserire una data per la fine dell’efficacia. La norma è in vigore, non è stata impugnata da Roma ma che la Regione non applica. Per ben due volte, questo Parlamento si è espresso positivamente su questa norma. Fa ridere vedere i colleghi della maggioranza fare i video sui social, ma non essere qui oggi a difendere questo ddl. A distanza di un anno chiediamo che questa norma venga applicata“.
Bartolotti: “Non possiamo essere garantisti con i mostri”
A parlare del tema c’era Barbara Bartolotti, donna rimasta vittima di violenza di genere nel 2003. “Questa norma significa tanto per chi è rimasto vittima di violenza. E’ una lotta durata vent’anni per riacquisire quella dignità lavorativa da donna che mi hanno tolto, sia a me che a tantissime altre vittime. E ad oggi, purtroppo non è finita“.
In vent’anni, qualche passo in avanti è stato fatto. Ma non è ancora abbastanza. “Allora non c’erano le leggi giuste – dichiara Barbara Bartolotti -. Allora non c’era la legge sul femminicidio. Abbiamo fatto qualche passo in avanti. Troppo pochi. Ma siamo dalla parte dello Stato e del legislatore. Ci aspettiamo progressi. La tutela della legge deve migliorare, non solo in Sicilia ma in tutta Italia. Serve certezza della pena. Vogliamo questo. Non possiamo essere garantisti con i mostri“.