“Rosario Livatino è stato un magistrato integerrimo e coraggioso che ha dedicato la sua vita alla ricerca della giustizia, all’affermazione della legalità e dello Stato di diritto contro la mafia, contro ogni forma di violenza e di prevaricazione. Era un uomo mite che ha vissuto nel quotidiano l’insegnamento evangelico, facendo coincidere i principi della sua fede con la pratica della sua professione”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione dell’anniversario dell’uccisione, per mano mafiosa, del giudice di Canicattì il 21 settembre del 1990.
“Rosario Livatino viene spesso ricordato come il ‘giudice ragazzino’ ma più passa il tempo dal suo barbaro assassinio, più appare come un gigante di coraggio, legalità e fede. Un vero punto di riferimento per tutti coloro che sono a servizio dello Stato e del bene comune“. Così su Facebook il Presidente della Commissione Difesa della Camera, Nino Minardo, ricordando la figura del magistrato,
proclamato beato dalla Chiesa cattolica, ucciso 33 anni fa dai killer della mafia agrigentina.
“Oggi ricordiamo il sacrificio di Rosario Livatino, il ‘giudice ragazzino’ , per via della sua giovane età. Aveva infatti solo 38 anni Rosario Livatino quando il 21 settembre 1990 venne ucciso dagli ‘stiddari’ agrigentini. Era in magistratura dal ’78 e si occupò non solo di criminalità mafiosa, ma anche di corruzione e tangenti. Erano anni infuocati quelli e Rosario Livatino, nonostante le indagini delicatissime di cui si occupava, andava da solo, sulla sua Ford Fiesta, senza scorta o tutela, ogni giorno al tribunale di Agrigento. Lo uccisero lungo la strada statale 640. Il giudice ragazzino è un esempio di dedizione e di sacrificio fino alle estreme conseguenze a cui tutti noi dobbiamo mirare per contrastare la prepotenza mafiosa“. Lo dichiara Anthony Barbagallo, deputato e segretario regionale del Pd Sicilia.