Un federalismo che non si riveli l’ennesima palla al piede per la Sicilia delle grandi penalizzazioni. Per il vicepresidente della Regione e assessore regionale all’Economia Gaetano Armao lo schema è simile a quello del contropiede con incursioni “romane” veloci e una difesa ben registrata sulle prerogative statutarie dell’Autonomia siciliana: “Non si può in una regione in cui c’è il 30% di povertà assoluta, far gravare un miliardo e mezzo di euro tra contributo alla finanza pubblica e prelievo forzoso alle ex Province”, chiarisce subito, lasciando intendere che i temi nell’interlocuzione con lo Stato sono destinati a crescere.
Il governo regionale, intanto, ha deciso, con atto di giunta, di resistere ad alcune delle norme impugnate da Roma e altre, sulla scorta di quanto deciso dal Consiglio dei ministri sono state rimodulate.
La Regione ribatte ad esempio sulla norma dei 600 milioni di euro che riguarda le accise non riscosse, difendendosi di fronte alla Corte costituzionale.
Si riparte inoltre dal nuovo schema delle norme di attuazione finanziarie proposte dalla Sicilia al governo che vanno oltre quelle del 1965. In Sicilia infatti, ancora oggi le leggi sono anteriori alla riforma tributaria dei primi anni settanta. Si tratta in particolare del fabbisogno finanziario della Regione attraverso i tributi, dell’imposta da riscuotere per le società che hanno stabilito impianti produttivi nell’Isola e di altre somme che lo Stato si impegna a versare: “Queste norme invece –chiarisce Gaetano Armao- rispettano lo Statuto, la condizione di insularità, la perequazione infrastrutturale prevedono l’istituzione di due Casinò in Sicilia, la possibilità di introdurre una norma analoga a quella del Portogallo che consente agli stranieri che vengono a vivere per sei mesi e un giorno di avere un’esenzione fiscale per dieci anni e prevede la fiscalità di sviluppo”.
Tutto questo alla vigilia della seduta di martedì dell’Ars dove torna centrale il tema dell’insularità, sempre più avvertito da tutte le forze parlamentari siciliane. Meglio tardi che mai.