Che cosa ne sarà degli Asu dall’1 gennaio del 2024 è una faccenda alquanto preoccupante.
Oltre 4000 precari siciliani già a partire dall’anno nuovo non sanno ancora se potranno continuare a svolgere il proprio lavoro negli uffici delle amministrazioni locali, oppure se saranno sospesi alla scadenza imminente della proroga. Un fatto questo che rende incerto il loro status giuridico.
In attesa dell’approvazione del ddl di stabilità si pone, dunque, un problema da non sottovalutare e di cui si discute in questo momento a Palazzo dei Normanni. Fino al 31 dicembre i lavoratori Asu potranno fare affidamento sulla continuità, godendo dell’incremento del monte ore da 20 a 36 settimanali. Una proroga che permette agli enti utilizzatori di avere a disposizione le somme per coprire le spese, ma per soli 3 giorni. Dopo cosa accadrà?
Secondo il deputato del Pd all’Ars Mario Giambona “si doveva intervenire nel precedente Collegato approvato a novembre per evitare di arrivare al 31 dicembre con questa spada di Damocle. Nelle more dell’approvazione della Finanziaria molti enti utilizzatori possano decidere di non utilizzare molti impiegati e questo pone un tema di disservizio nei confronti dell’utenza finale”.
Come e quando impiegare il personale Asu è una questione che incomberà esclusivamente in capo alle amministrazioni locali, le quali si dovranno assumere una responsabilità: i sindaci dei comuni dovranno decidere se sospenderli o continuare a farli lavorare senza alcuna certezza.
Tuttavia “la sessione finanziaria è ancora aperta, anche se il bilancio venisse approvato a metà gennaio la copertura economica ci sarebbe dal primo di gennaio, dal punto di vista economico non si pone alcun problema, bensì si presenta quello di responsabilità per cui gli enti locali non sanno come, e se devono, impiegare questo personale che rende servizi essenziali. Dovrebbe succedere che chiudiamo la sessione di bilancio, la apriamo per un’altra norma e farlo in questo momento. Una empasse in cui si ritrova la Regione. Il Pd da diverse settimane ha chiesto di porre rimedio”.
Analogo problema per i dipendenti degli enti locali in dissesto: anche per loro, il 31 dicembre rappresenta una data non molto favorevole, perché scadranno gli effetti della norma Madia che ha previsto fino ad oggi di prorogare i loro contratti. “Se non c’è un intervento nazionale non possiamo procedere”, ha aggiunto Giambona.