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Una Giornata di Sole

sabato 4 Gennaio 2020
Renzo Botindari, Epruno

Carissimi,
Abitare in queste latitudini offre il vantaggio che anche in inverno, se non c’è vento e non piove, di godere di giornate soleggiate e di quel cielo azzurro che mette tanto ottimismo. Vorremmo lamentarci perché fa freddo, (non sapendo cosa sia il vero freddo) ma sappiamo benissimo che tranne qualche “pazzo” che già lo fa, tra tre mesi massimo saremo a mare. Pensate quindi che ci possa venire in mente di cambiare il tutto?

Il Gattopardo la sapeva lunga, ma io che ho sempre visto nell’affermazione gattopardesca e in quel mondo fatto da “gente inutile possidente” che mai aveva lavorato, tanto, ma tanto fastidio, mi sono reso conto con il passare del tempo che non ci lamentiamo più seriamente per paura di passarcela peggio. Vediamo gente in strada in Francia, ad Hong Kong e pensiamo a quanto siano tosti e determinati costoro da tenere sotto scacco i loro governi nella speranza (non remota) di ottenere il soddisfacimento delle loro richieste. Qui non è più così.

Operando sulla memoria, cancellando i file, truccando i ricordi invertiamo finanche la verità. In una regione che non cresce riusciamo ad addossarne la responsabilità al fato ealla sventura, pregni di “quell’ottimismo dei Malavoglia di Giovanni Verga”, poi scopriamo che in passato abbiamo fatto delle scelte, alimentate dalla cattiva politica a 360° gradi e scopriamo di aver abbandonato il merito (i concorsi) per creare attraverso “l’amico degli amici la fabbrica del bisogno” dei precari, forza lavoro selezionata con criteri clientelari per far fronte a “lavori di pubblica utilità” per un lasso di tempo determinato.

Poi ci siamo dimenticati di porre fine a questo tempo determinato, creando ulteriori aspettative in costoro, attraverso altre promesse pre-elettorali fino a trascinarli al giorno d’oggi, in un binario parallelo, vicini ad un’età quasi pensionabile e portarli ad una agognata dignitosa stabilizzazione.

Nulla contro gente che in quest’anni ha lavorato, spesso tenendo in piedi uffici con il loro impegno con orari ridotti, ma io penso che un paese serio debba poter pensare a tutti in egual modo per definirsi giusto e pertanto plaudo ad una stabilizzazione dopo venti anni di chi era entrato per un lavoro precario a tempo determinato attraverso il “binario parallela 10 e ¾”, ma penso ancora a quei figli di “N.N.” che non ebbero il privilegio di conoscere “l’On. Burbazza” all’epoca e sono ancora fermi in stazione davanti il binario ufficiale ad attendere il loro treno.

Molti sono andati via, molti sono andati a far fortuna e a fare la fortuna di altre realtà geografiche e molti sono invecchiati credendo nelle pari opportunità.
Ma chi è da questo lato della barricata mi dirà? Ma che vai cercando? “Cu è fissa si sta a casa!” (Il mondo è per i furbi).

Proprio per questo il nostro fatalismo, la nostra rassegnazione non è giustificata, questa terra in passato è stata beneficiaria di finanziamenti come altre terre e che fine hanno fatto queste risorse, perché da altre parti hanno attecchito e qui hanno creato deserto con qualche sparuta lussureggiante oasi di chi “è uscito da casa”!
Proverei quindi a cambiare nella interminabile attesa che la gente in questo paese cambi mentalità, il proverbio di cui sopra in “Cu è scartu, si stassi zittu!” Almeno …….
Un abbraccio, Epruno.

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