Le Università siciliane bocciate ancora una volta dalla classifica del Sole 24 Ore. Fanalino di coda, e ultimo Ateneo “privato” d’Italia è la Kore di Enna. Anche gli altri distretti universitari siciliani, ad eccezione di Messina, navigano in fondo alla classifica del quotidiano economico. Tra le Università “statali” Palermo è al 55 mo posto, preceduta di una sola posizione da Catania.
Il placement di Palermo non è andato giù al Magnifico Rettore Fabrizio Micari. “Sono dati fuorvianti – ha detto – e i dati sulla ricerca sono vecchi, mentre Palermo recentemente ha avuto proprio per la ricerca un netto miglioramento. Per la didattica si usano parametri che poco hanno a che fare con il servizio dell’Università. Per quanto riguarda l’occupazione scontiamo i problemi del tessuto sociale“. “Anche se si guarda alla capacità di attrarre finanziamenti le problematiche sono invevitabili – continua – e l’Università paga le lacune del territorio”. Per le borse di studio, dice Micari “ci sono precise responsabilità anche se la Regione su questo versante sta cercando di recuperare“. “Se si guardano parametri come quelli sulla dispersione, sul numero di crediti acquisiti e sull’internazionalizzazione siamo invece nella parte superiore della classifica – sottolinea Micari -. Senza voler fare polemica penso che quelli del Sole 24 Ore siano dati guardati con un’ottica particolare“.
Anche alla Kore di Enna sono sbottati per la stroncatura del quotidiano economico. “È ora che su queste classifiche ingannevoli intervenga l’Antitrust perché qui si tratta di una vera e propria turbativa del mercato“, ha detto Cataldo Salerno, Presidente Università Kore di Enna, collocata all’ultimo posto nella graduatoria stilata dal Sole 24 ore. “Per quanto riguarda la Kore di Enna, siamo lieti di essere all’ultimo posto nel giudizio di Confindustria – prosegue – perché vuol dire che formiamo menti critiche. Allo stesso tempo siamo orgogliosi di essere al primo posto in Italia secondo la valutazione degli studenti. – osserva – Questo primato, l’unico che davvero riguarda la qualità degli atenei, nessuno ce lo può togliere“.
Ma cosa dice la classifica. Il report conferma che le migliori università italiane continuano a trovarsi al Nord, le peggiori nel Mezzogiorno. Così almeno dice il Sole 24 Ore nella nuova edizione dei suoi ranking universitari. La classifica tiene conto di dodici indicatori che misurano i risultati della didattica e della ricerca. Ai primi sei posti nella classifica delle università statali ci sono Verona, Trento, Bologna, il Politecnico di Milano e l’Università di Padova. In coda Catania, cinquantaquattresima, che però sale di due posizioni rispetto al 2015; Palermo (55^); la Seconda Università di Napoli (56); la Federico II (57); Bari (58); Cagliari (59); l’Università della Calabria (60); e la Parthenope di Napoli (61).
Da segnalare anche alcune eccezioni meridionali: Salerno consolida il suo status di “eccezione territoriale”, e scala dieci posizioni, passando dalla 26esima posizione del 2015 alla sedicesima; crescono anche Foggia, che sale di cinque posizioni, Messina, Campobasso e Lecce, tutte con un guadagno di quattro posti rispetto all’anno scorso, e il Politecnico di Bari, che di scalini ne sale tre. Tra le università non statali, la Luiss “Guido Carli” di Roma al primo posto supera la Bocconi Milano (che perde dunque una posizione e scende al secondo posto). La classifica è chiusa dalla Kore di Enna.