Il 29 gennaio scadrà il termine per la presentazione delle liste in occasione delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo.
Neanche il tempo di fare il tagliando al governo regionale, uscito dalle urne con una maggioranza (risicata) di centrodestra, che il conto rovescia incombe nuovamente.
Quale Sicilia andrà al voto, con che prospettive di partecipazione e con che base di motivazione, lo scopriremo entrando nel vivo della nuova competizione elettorale.
Il ritorno dei collegi uninominali con un sistema misto proporzionale e maggioritario, in cui un terzo di deputati e senatori è eletto in collegi uninominali: un solo candidato per coalizione, eletto il più votato e i rimanenti due terzi sono eletti con un sistema proporzionale di lista, di per sè non sta scaldando più di tanto l’elettorato siciliano.
La luna di miele: “Non ci è stata concessa neanche quella”, ha risposto Musumeci a Cracolici in aula, nel corso delle dichiarazione programmatiche rese dal presidente della Regione, che è mancata, al nuovo governo regionale, si è trasformata in impellente e reattiva richiesta di conferma del voto del 5 novembre.
Tra emergenza rifiuti, macchina burocratica regionale spesso in panne, risanamento dei conti, concorsi della Sanità e avvisi della Formazione professionale da dirimere a colpi di sentenze di Tar e Cga, Musumeci rischia di non poter beneficiare dell’onda lunga di consenso iniziale che solitamente accompagna la curiosità, densa di aspettative, con cui si guarda ai governi che si insediano. O quantomeno, c’è il pericolo concreto che questa si possa increspare.
Nella coalizione dei centrodestra che ripropone il ritorno tra gli altri di rancesco Cascio e Renato Schifani alla casa italoforzista, lo sfaldamento di Ap, dove persino Giuseppe Castiglione, starebbe riflettendo se ricandidarsi o fermarsi per un giro, ha fatto molto gioco.
Rimane da verificare l’impatto del voto leghista e salviniano in Sicilia e al tenuta di #diventeràbellissima di Musumeci che potrebbe fare liste con il partito di Giorgia Meloni. Fdi manderà sicuramente in campo tra gli uomini di punta Giampiero Cannella. Centristi in grande rispolvero nell’Udc di Cesa, con Ester Bonafede pronta alla candidatura.
Il vero elemento di conferma però potrebbe provenire dal massiccio voto per i 5stelle.
Il movimento di Grillo, che ha tenuto bene il contraccolpo dopo la sconfitta in occasione delle elezioni regionali, ha esordito all’Ars con il pieno tra ufficio di presidenza dell’Ars è visibilità di opposizione, anche per la carente vena siciliana del Pd in smobilitazione.
Oggi il gruppo di Cancelleri che proverà a trainare Lugi Di Maio, è accreditato di una soglia di riconoscibilità di fronte all’elettorato di grande consistenza. I grillini di Sicilia rischiano di fare la differenza nella risicata – e, secondo alcuni non decisa – campagna elettorale nazionale.
Nel centrosinistra è notte fonda. Il Pd naviga a vista anche per le candidatura e rischia di dover scontare anche l’effetto Grasso con LEU.
La parola dunque tornerà ai Siciliani, nostalgici del berlusconismo? Delusi dal renzismo? O sempre più incuriositi dai pentastellati?