I 543 lavoratori del call center ex Alitalia, oggi Ita, hanno scritto una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella, ricordando l’articolo 4 della nostra Carta e spiegando che “nella vertenza le basi della Costituzione vengono disattese ed è proprio lo Stato a ignorare le norme. Qualcuno sostiene che il Sud è ‘l’Italia che non piace’. Invece questi 543 sono dei gran lavoratori, che per 20 anni sono stati la voce della compagnia di bandiera e lo hanno sempre fatto con serietà, dignità e orgoglio“.
“Abbiamo creduto – aggiungono – in un accordo siglato alla presenza del Governo, che ci impoveriva economicamente, ma che ci garantiva di poter continuare a lavorare, e invece dopo 6 mesi ci buttano fuori. Siamo tutti licenziati! Perché? Gli attori principali di questa vicenda, Ita e Covisian, si addossano reciprocamente le colpe e si dichiarano parti lese. E noi cosa siamo? I colpevoli? Lo Stato snobba lo Stato. Ita non si presenta al tavolo. Una mancanza di rispetto assoluta nei confronti di noi lavoratori e degli italiani, che hanno contribuito, loro malgrado, alla creazione di Ita, partecipata al 100% dallo Stato“.
“Presidente – conclude la missiva – lei il Sud lo conosce bene. Sa quanto è difficile trovare un lavoro. Le persone che hanno in mano le nostre vite giocano a chi è più ricco, mentre noi chiediamo solo di continuare a lavorare. Palermo e Rende non possono permettersi 543 famiglie per strada. Presidente, chiediamo a Lei, in quanto capo dello Stato, di portare al tavolo le parti coinvolte e invitarle a rispettare l’accordo firmato. La invitiamo a lottare con noi e per noi affinché lo Stato non rinneghi lo Stato e non si renda complice delle ingiustizie e degli illeciti ormai evidenti in questa vertenza“.