Se la vicenda che riguarda le due vicepresidenze dell’Ars dovesse concludersi, inciuci o meno, con l’estromissione dei 5stelle da una delle due postazioni in questione, si consumerebbe probabilmente un fatto importante, istituzionalmente poco apprezzabile. Una coda alle polemiche che hanno segnato una campagna elettorale per le scelte dei siciliani povera di contenuti e carica di risentimento.
Una delle consuetudini del parlamento siciliano riguarda il fatto che, almeno una vicepresidenza (di solito quella vicaria), vada al principale gruppo di opposizione.
All’Ars per i ‘grillini’ al gruppo dei riconfermati (11 uscenti) si aggiungono nove deputati che hanno staccato il biglietto per Sala d’Ercole per la prima volta.
Se la partita della presidenza su Gianfranco Miccichè è un importante banco di prova per la tenuta della maggioranza che dovrà sostenere il governo di Nello Musumeci, per la vicepresidenza, il discorso è diverso.
Per eleggere, invece, il secondo dei vicepresidenti basterebbero 24 voti. Solo quattro voti in più cioè del gruppo pentastellato all’Ars. Il voto in questione prevede un’elezione secca con due nomi. Il più votato dei due diventa vicepresidente vicario.
Venturino, cinque anni fa, fu eletto al termine di un blitz d’Aula che costò la vicepresidenza a Mariella Maggio del Pd, dopo che nella maggioranza si erano incrociati una serie di veti che fecero il gioco dei 5stelle.
Annunciata da tempo, viaggiando sottotraccia, l’esclusione dei 5 stelle, passerebbe da un accordo tra la maggioranza di centrodestra e il Partito Democratico. Al tempo stesso però nessuna trattativa, anche informale, viene imbastita con gli altri gruppi parlamentari che andranno, a proclamazione effettuata, all’Ars.
Nell’ultima legislatura i 5stelle, dopo la defezione di Antonio Venturino dal Movimento, sono rimasti in 14 su novanta deputati. Adesso saranno in venti parlamentari eletti su settanta. Fino a questo momento nessuno nella maggioranza ha pensato a una soluzione più diplomatica. Anche a causa del fatto che Roberto Di Mauro, autonomista ‘doc’, aspira senza mezzi termini a ricoprire l’incarico.
Il Pd giura che non c’accordo trasversale che tenga con FI, ma Sammartino e Lupo rimangono due nomi papabili quotati per la vicepresidenza.