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Un “porto” sicuro, dove ritrovarsi e raccontarsi tra pari: questo è WGSS – Women and Girls Safe Space, il progetto transculturale promosso dal Centro Penc, sostenuto da IRC (International Rescue Committee), da Unicef, e destinato alle donne straniere residenti nel capoluogo.
Uno spazio dove è possibile ricevere assistenza in termini legali ed amministrativi, formarsi, svolgere percorsi di alfabetizzazione e attività ricreative, come sartoria, informatica, cucina multietnica, parrucchieria, laboratori di fotografia, yoga; il tutto con il supporto di psicologi, mediatrici linguistico-culturali, educatrici, e alcune tirocinanti in Psicologia e Relazioni Internazionali per la Cooperazione e lo Sviluppo dell’Università degli Studi di Palermo.
“WGSS è un’iniziativa sperimentale dalla parte della vulnerabilità che nasce sulla scia del primo lockdown, portatore insano di disagio sociale, solitudine, abusi, e dove spesso a pagare il prezzo più caro sono le donne (e i bambini); ed è proprio a loro che abbiamo voluto dedicare maggiore attenzione, alla luce della pandemia e della conseguente fatica nel chiedere aiuto”, ha spiegato la Dott.ssa Maria Chiara Monti, psicoterapeuta esperta in etnopsicologia, fondatrice del Centro Penc e tra le responsabili del progetto.
L’isolamento, la convivenza forzata, le estenuanti restrizioni e l’instabilità del periodo sono state alla base di una condizione di stress del tutto nuova, subdola, e intanto hanno alimentato inesorabilmente il fenomeno della violenza di genere che quasi sempre trova tra le mura domestiche il suo terreno più fertile. È difficile che le vittime chiedano un sostegno psicologico perché, a volte, sono le prime loro a non riuscire a dare un nome ai propri bisogni; fornire un’assistenza adeguata ai rifugiati (senza distinzione d’età) si fa ancora più difficile se si pensa che il Covid-19 ha di fatto interrotto i servizi di salute mentale nel 93% dei paesi del mondo, e nel mentre, proprio la domanda di salute mentale è aumentata sensibilmente. A sottolinearlo è la stessa OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base di un sondaggio pubblicato in autunno.
Women and Girls Safe Space vuole essere una risposta alla crisi umanitaria, una mano tesa ai più fragili a cui donare una piccola luce; un’opportunità per ricominciare rivolta a migranti di origine africana che, “prigioniere” delle loro condizioni geopolitiche e già esposte a una serie di eventi potenzialmente traumatici, subiscono ancor di più questa emergenza.
Nato lo scorso 15 luglio, attualmente il progetto psicosociale accoglie nei locali dell’Istituto Keynes una quarantina di donne e ragazze adolescenti immigrate, tra i 15 e i 40anni, residenti nel territorio. “Qui ci si confronta, ci si racconta, si da voce a speranze e paure. Al contempo, con le doverose misure di sicurezza, WGSS offre anche momenti di formazione, la possibilità di ampliare e valorizzare le proprie skills e settimana dopo settimana abbiamo scoperto preziose risorse, come una make up artist ed esperte di e-commerce. Ultimamente ci sono stati donati dei tablet per consentire la continuità degli incontri, e inoltre Keynes Institute ci ha accolto fin da subito, abbracciando noi e la nostra mission”, ha aggiunto la Dott.ssa Monti che spera nella durevole collaborazione con Unicef e di trovare altri interlocutori che possano dare un ulteriore contributo anche dopo il termine del progetto, previsto per il 30 giugno.
“Abbiamo voluto fortemente questa realtà a Palermo e, malgrado la zona rossa, la porteremo avanti da remoto e con tutti gli strumenti possibili. – conclude – Nessuno è immune dall’emergenza sanitaria, che erediterà grandi strascichi e gravi conseguenze, ma se ne continua a parlare fin troppo poco, dando priorità ad altro. Guardando al futuro, confidiamo nella lungimiranza, nella dovuta attenzione sulla nostra salute mentale, sul nostro benessere psicosociale, che mai come adesso sono vittime reali e disarmate di questo presente”.