L’ultima di Zamparini da presidente del club di viale del Fante è uno scialbo Palermo-Sampdoria, con la squadra agli ordini di Diego Lopez, ancora una volta raggiunta nei minuti di recupero. Esattamente come era accaduto nella gara di andata con i blucerchiati. Poi, il presidente del Palermo, ha annunciato le sue dimissioni. Non è un arrivederci, è proprio un addio. Il patron non manterrà alcun ruolo in seno al club.
“Entro quindici giorni verrà nominato il nuovo presidente, membro e rappresentante di un fondo anglo-americano, che si è contrattualmente impegnato ad investire nei progetti del gruppo Zamparini con priorità negli investimenti del Palermo calcio e negli impianti sportivi da realizzare. Obiettivo degli investitori – ha spiegato il presidente – sarà riportare il club nella posizione che la città merita, quella europea, con un programma di 3-5 anni”.
E ha poi concluso: “Resterò solo nella prima fase per coadiuvare i nuovi investitori”. Il patron dei rosa, in pratica, sta cedendo l’intero gruppo a un fondo d’investimento americano. Tra gli asset rilevati ci sarà anche il Palermo. Gli americani vogliono rilanciare a prescindere dalla serie nella quale militerà la squadra.
Il presidente veneto, però, non fa ancora nomi. “Non vi dico per ora di chi si tratta, né i loro nomi – conclude – Io non sarò un presidente onorario”. L’idea è, comunque, quella di mantenere il 25-30% della società fino a giugno. Poi sarà tutto nelle mani degli acquirenti.
Zamparini conclude il suo percorso rosanero dopo quasi quindici anni di presidenza, avendo rilevato la squadra da Franco Sensi, storico presidente della Roma e dopo che era stato il patron del Venezia per altrettanti quindici anni. Una decisione presa da tempo, ma che non si era mai concretizzata per le difficili trattative con i possibili acquirenti. La sua gestione del Palermo è stata condita di non poche polemiche per i suoi ‘esoneri facili’: si contano ben 44 i cambi e 28 gli allenatori. Nella foto accanto, Zamparini con Walter Novellino ai tempi del Venezia; Novellino venne richiamato anche, per un brevissimo tempo, sulla panchina dei rosa.
Gli anni d’oro – quelli della promozione, la possibile qualificazione in Champions League, sfumata poi a causa sempre della Sampdoria, la finale di coppa Italia persa contro l’inter, la partecipazione all’Europa League – sono ormai passati. Dopo la retrocessione in Serie B, nella stagione 2012-2013, i rosanero non sono più tornati ai livelli di un tempo e le promesse da marinaio di Zamparini – nuovo stadio compreso – hanno finito per stancare i supporter. Gli abbonamenti hanno avuto un tracollo passando da trentamila a cinquemila e sono cominciati i cori allo stadio contro l’ex idolo della curva: il presidente della rinascita.
Troppa la differenza tra i grandi campioni degli anni migliori – Miccoli, Pastore (entrambi accanto nella foto) Toni, Cavani, Dybala, solo per citarne alcuni – e la squadra messa insieme negli ultimi tempestosi anni in una vorticosa girandola di direttori sportivi e allenatori. Zamparini lascia il Palermo terzultimo in classifica a sette punti dalla salvezza. Contenti i contestatori, ma sarà difficile per la nuova proprietà replicare i fasti degli ultimi 15 anni.