Si chiama Zanubrutinib (denominazione commerciale “Brukinsa”) e si è rivelato efficace nella lotta contro due tipi diversi di linfomi non-Hodgkin: il linfoma MZL (della zona marginale) e il linfoma FL (follicolare).
Il linfomi sono forme tumorali che colpiscono le cellule del sistema linfatico. Nel caso di queste due diverse tipologie (MZL e FL), di cui ci sono pochi trattamenti, vengono colpiti i linfociti B, principalmente deputati alla produzione di anticorpi.
A determinare l’efficacia del farmaco è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del Rogel Cancer Center e dell’Università del Michigan, in collaborazione con: il Waitemata District Health Board della Nuova Zelanda, il Niguarda Cancer Center dell’Ospedale Niguarda, della Mayo Clinic, l’Ospedale Universitario Dong-A della Corea del Sud, la società BeiGene, l’Università di Sydney in Australia e altri istituti nel mondo.
IL FARMACO
Il zanubrutinib, somministrato per via orale, ha ridotto l’80 percento dei tumori nei pazienti con linfoma della zona marginale e uno su cinque è guarito; l’efficacia è stata meno impattante contro il linfoma follicolare, con il 36,4 percento dei tumori ridotti ma comunque il 18,2 percento dei pazienti in remissione dalla malattia.
Il principio attivo, lo zanubrutinib, blocca l’azione di un enzima noto come tirosin-chinasi di Bruton (BTK). La BTK è importante per la crescita delle cellule B, comprese quelle anomale nei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, linfoma della zona marginale o leucemia linfocitica cronica. È atteso che il medicinale, bloccando l’azione della BTK, rallenti la progressione della malattia.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Gli effetti indesiderati più comuni di Brukinsa (che possono riguardare più di 1 persona su 10), segnalati dall’Eurpean Medicines agency, sono neutropenia (bassi livelli di neutrofili, un tipo di globuli bianchi), infezione delle vie respiratorie superiori (infezione di naso e gola), emorragia (sanguinamento), lividura, eruzione cutanea e dolore muscoloscheletrico (dolore ai muscoli e alle ossa).
Gli effetti gravi più comuni sono neutropenia, polmonite (infezione dei polmoni), ipertensione (pressione del sangue elevata) e trombocitopenia (bassi livelli di piastrine) (che possono riguardare fino a 1 persona su 10).
In ogni caso, grazie alla sua efficacia e al profilo di rischio-benefici considerato favorevole, gli scienziati ritengono che il zanubrutinib possa essere una terapia valida in aggiunta a quelle già disponibili contro i linfomi.