“L’arte è al servizio del popolo, ma il popolo è stato condotto Dio solo sa dove. Voglio guidare il popolo all’arte (…) Sono nato troppo presto o troppo tardi?“. Scriveva così Alexander Rodchenko nel 1943 tra gli appunti del suo diario, ben consapevole del momento storico politico in cui si trovava e delle eccezionali potenzialità dello strumento “arte“.
L’esposizione “Alexander Rodchenko. Revolution in Photography”, che consta di 150 scatti stampati alla gelatina d’argento dal negativo originale, è stata allestita al Real Albergo dei Poveri (Corso Calatafimi, 217), a cura della direttrice del Museo di Arti visive di Mosca Olga Sviblova, grazie al contributo organizzativo di Olga Strada, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca.
Rivoluzionario di natura e di certo nel suo campo Rodchenko, abbandonata la pittura, prima sua grande passione coltivata fino alla fine, si dedica alla fotografia e rivoluziona l’immagine facendola divenire la rappresentazione visiva di costruzioni intellettuali dinamiche.
La base è il rapporto documentario con la realtà, ma sono lo sguardo e l’obiettivo ad essere diversi, capaci di cogliere istantaneamente le sensazioni dell’uomo moderno.
Corre l’anno 1928 e l’artista-fotografo è convinto che la chiave di volta risieda nell’angolazione di ogni scatto: è l’unico modo per bilanciare l’immagine piatta e consolidata di una società, quella russa, che tende a massificare ogni sospiro.
Non si sente l’assenza del colore negli scatti di Rodchenko che, pioniere di una nuova visione e considerato il “padre della fotografia sovietica“, dà forma ad uno stile e ad un linguaggio visivo del tutto unici.
In russo la radice “rod” si trova nelle parole che tradotte significano “nascita” o “partorire” e la figlia di Rodchenko, Varvara, ricorda come il padre ridesse di questa particolarità: “Con un cognome così devo per forza partorire qualcosa di nuovo“.
Nasce con lui il “Metodo Rodchenko” che gioca con composizioni in diagonale, prospettive scorciate, punti di ripresa insoliti dal basso verso l’alto e viceversa. Un dettaglio ingrandito racconta più di un personaggio, il particolare di un’architettura, narra una città in movimento.
“Mi piacerebbe fare fotografie incredibili che nessuno ha mai fatto prima (…), allora sì che varrà la pena di vivere e lottare in nome della fotografia come arte“.
Il percorso espositivo si apre con l’Autoritratto caricaturale del 1922, esposto accanto alle famose fotografie “La scalinata” (1930) e “Ragazza con una Leica” (1934).
Seguono selezione di immagini sulla realtà industriale raccolte nelle short series: “Fabbrica di automobili AMO”del 1929, dedicata al settore dell’industria automobilistica; “MoGES (Centrale Elettrica di Mosca)”, che documenta la nuova centrale elettrica nata nel 1927 e il lavoro degli operai; chiude la verticalità delle moderne costruzioni ripresa nelle fotografie di architetture e particolari costruttivi, come la celebre “Scala antincendio (con un uomo)” del 1925.
Le spettacolari parate di ginnasti e atleti sono protagoniste degli scatti che raccontano lo spirito dinamico e la nascente coesione sociale degli anni Trenta in Russia. Particolarmente toccanti anche gli scatti di scrittori come Sergei Tretiakov,Vladímir Vladímirovič Majakóvskij, e quello della madre.
La tecnologia ritorna nelle short serie “Fabbrica di lampadine elettriche di Mosca” realizzata a cavallo degli anni Venti e Trenta; il reportage del 1928, invece, documenta l’ufficio editoriale e l’archivio del giornale “Gudok” e la costruzione del canale che collega il Mar Bianco con il Mar Baltico. Una romantica e piccola sezione, racconta fuori le righe, gli artisti del circo.
L’esposizione che fa parte del cartellone ufficiale di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, promossa dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, coprodotta da Civita e da Bridge Consulting, affianca gli spazi occupati dalla mostra sul reporter Robert Capa costruendo così un polo dedicato alla fotografia, da visitare anche con un biglietto unico.
Aperture dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19, la biglietteria chiude alle 18; lunedì chiuso.