La mostra “Dialoghi futuristi”, che si inaugura il 12 luglio a Villa Zito, a Palermo, vuole essere un omaggio a Pippo Rizzo, uno degli artisti di spicco dell’Isola del movimento futurista.
Dopo quasi trent’anni le opere di colui che è considerato un leader dell’epoca tornano a mostrarsi in un “viaggio a più livelli” che esplora l’intellettuale, l’organizzatore culturale, l’artista e il rapporto con il suo tempo.
La mostra, curata di Giulia Gueci e Sergio Troisi grazie alla collaborazione tra la Fondazione Sicilia e l’Archivio Pippo Rizzo, presenta oltre 70 lavori tra dipinti, disegni, oggetti d’arte applicata, mobili e documenti, focalizzando la produzione artistica di Rizzo sulla straordinaria esperienza del Movimento futurista in Sicilia, evidenziando la rete di relazioni, affinità elettive e scambi intellettuali che si svilupparono a partire dalla fine degli anni Dieci del Novecento fino agli ultimi scampoli degli anni Venti.
In quegli anni, la fervida attività di Pippo Rizzo divenne così emblematica di un contesto culturale sorprendentemente all’avanguardia, di una realtà vivace perfettamente allineata con l’idea di “Ricostruzione futurista dell’universo”, da poter essere compresa pienamente nelle sue connessioni con il resto d’Italia.
Il ritratto che ne viene fuori è quello di un artista considerato un’indiscussa colonna portante del Futurismo siciliano; in generale, un raffinato ed energico intellettuale della prima metà del Novecento in Sicilia.
“Siamo felici di ospitare il mondo di Pippo Rizzo a Villa Zito – dice il presidente della Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – perché già custodiamo nella collezione permanente un cospicuo numero di opere frutto di una donazione voluta molti anni fa da Alba Rizzo, figlia dell’artista, e di farlo dopo una così lunga assenza di una sua mostra, proprio in occasione di questo 2018 in cui Palermo è Capitale Italiana della cultura”.
Tra le opere di Rizzo alcune presentate alle Biennali di Venezia del 1926, del 1928 e del 1930 e quelle della I Mostra di Arti Decorative Siciliane di Taormina del 1928, fino alle mostre del Sindacato fascista di Belle Arti di Palermo (1928 e 1929), insieme con molti bozzetti, disegni e oggetti di arte applicata che rivelano la sua intensa attenzione nei confronti dei dettami della “Ricostruzione futurista dell’universo”.
Dall’acquarello “Autoritratto Futurista” del ’21 fino al notissimo “Nomade” del 1929 in prestito dalla GAM di Palermo, passando per i masterpiece come il “Il treno notturno in corsa” e i “Lampi”, il visitatore avrà la possibilità di avvertire la febbrile creatività di quegli anni comprendendone ispirazioni, riferimenti e finalità.
Importantissima anche la presenza dello “Schermidore Salafia” del 1928, che dopo essere stato disperso per anni e dopo circa 90 anni di assenza dalla Sicilia, torna a Palermo per essere esposto per la prima volta.
L’esposizione, che presenta un’ampia sezione riservata ai documenti, fotografie d’epoca, cartoline, lettere, appunti, libri con dedica, note manoscritte provenienti dall’Archivio Pippo Rizzo di Palermo e dall’Archivio del ‘900 del MaRT – Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, realizzerà, come sempre, un dialogo con le opere già presenti a Villa Zito e quelle degli altri artisti come Corona, Bevilacqua e Balla.
Fino al 16 settembre; informazioni su giorni e orari di apertura sul sito della Fondazione.