Già ieri, a Palermo, si sentiva qualche nostalgico mormorare “non ci resta che vincere” ma dipende dal bar in cui entri. Magari visitandone qualcuno un po’ più distante dalla zona residenziale, il riferimento al tessuto corneo e alla frattura delle parti meno nobili del corpo umano coloriva una volta di più quello che sta per tornare prossimamente nei nostri stadi: il derby tra Catania e Palermo.
Inguaribili ottimisti i palermitani, stanno sempre lì a vedere il bicchiere mezzo pieno e poco importa se le speranze legate alla squalifica del Frosinone hanno condannato il club a rimanere in serie B. Si torna a tifare e ad esplodere in curva per i colori rosanero, di nuovo contrapposti a quelli del capoluogo etneo. Anche a Catania, del resto, nella serata di ieri è stato intonato il “chi non salta palermitano è” di prammatica.
Sono trascorsi cinque anni dall’ultima partita che più delle altre incendia il cuore delle due tifoserie, forse della Sicilia intera che ama il calcio. In fondo si parla di un derby leggendario che va oltre la mera sfida sportiva. Da una parte le Aquile che ancora volano in circolo per metabolizzare la speranza tradita di un ritorno nella massima Serie: dall’altra gli elefanti che sbuffano all’ombra dell’Etna e venderanno cara la pelle. Palla al centro.