Tutto pronto per “Sfelux 2018“, Selinunte Festival della Luce, la manifestazione che nelle domeniche dal 19 agosto al 2 settembre valorizzerà con performance artistiche di vario genere il Parco Archeologico selinuntino, perla architettonica e culturale che ogni anno richiama migliaia di visitatori, diretto da Enrico Caruso.
Ogni ora del giorno, fino al calare del sole, regala una luce unica che, declinata con i mezzi dell’Arte sullo sfondo di rovine greche, sospende il tempo in una dimensione altra.
Su questa considerazione sono stati pensati gli appuntamenti del Festival, giunto alla seconda edizione, collegati tra di loro dalla “metafora della Luce” che incontra la Musica, il Teatro e la Poesia, in luoghi e orari scelti ad hoc.
Il Parco Archeologico, la “Grecia di Sicilia” come viene definito, si presta perfettamente a questa “ricerca umana tra le antiche pietre“.
“Portare l’etnos, ovvero la radice del nostro mondo sicano, all’interno della struttura più antica del nostro territorio, il parco di Selinunte, significa compiere un rito di pacificazione e di riunione tra la grecità e la sicilianità – dice Giacomo Bonagiuso, direttore artistico della manifestazione – L’immagine del logotipo di questa edizione rappresenta il fregio di un sarcofago selinuntino, ove è incisa una nave. La nave di Selinunte è appunto il legame tra la migrazione, il meticciato e la mattanza. Una metafora del viaggio e della stessa cultura classica dell’incrocio tra culture, lingue e tradizioni”.
Si comincia il 19 agosto all’alba, ore 5.30, con “Napordu” progetto di Ezio Noto, che prevede la partecipazione di musicisti, un pittore, uno scultore, una danzatrice e alcuni attori. Sulle musiche eseguite dal vivo da Noto si uniranno i diversi artisti in un’esplosione di creatività, consapevolezza, incoscienza, improvvisazione. Singolarmente, a sezioni, tutti in ensemble. Un tappeto sonoro che accoglierà tutti in una contaminazione di arti.
Il Santuario di Demetra Malophoros ospiterà, il 26 agosto al tramonto, ore 18, “Mobidicchi” di Giacomo Bonagiuso che, partendo dal celeberrimo testo di Melville, in questa riscrittura diventa anche segno linguistico profondo della nostra oscura radice.
Terzo appuntamento, domenica 2 settembre dalle 19 al Tempio di Dioniso, con “Mattanze. Saga e Cialome” di Mario Modestini, progetto che lega, artisticamente e poeticamente, le leggende ed i misteri del mare. Il compositore, già nel 1979, aveva elaborato la “Ballata del Sale”, uno straordinario intreccio di musiche e racconti ispirato alle mattanze e cucito addosso alla gura di Rosa Balistreri.
Ed è proprio a lei che Modestini dedica “Mattanze”, opera pensata come concerto in forma d’Oratorio, già rappresentato al teatro Politeama con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ripensata in esclusiva per il Festival con ripieno bandistico, eseguito dalla Banda di Salemi diretta dal M° Rosario Rosa.