“Sicuramente una provocazione per chiedersi quale sia il senso di quello che facciamo, ma allo stesso tempo è un elogio per le cose che si fanno soltanto per il piacere di farle”. Così Rossella Pizzuto, fondatrice e animatrice del Piccolo Teatro Patafisico di Palermo, spiega la scelta del tema centrale della stagione presentata oggi, “Il teatro è inutile, tornate nelle vostre case” (parafrasando Ben Vautier). Un invito a riflettere sul senso del lavoro di un piccolo teatro di periferia e sul senso generale del lavoro culturale e creativo. L’intenzione è sempre quella di trovare la storia che vale la pena raccontate, coinvolgendo il pubblico, un lavoro di reperimento di risorse umane e materiali che non è mai facile.
“Lasciamo a voi la risposta definitiva, sperando che si trasformi anche quest’anno in un’attiva partecipazione – dicono Rossella Pizzuto e Laura Scavuzzo– noi ce l’abbiamo messa tutta e vi presentiamo con orgoglio il nono cartellone del Piccolo Teatro Patafisico“.
Quest’anno gli spettacoli in cartellone saranno 13. Tra questi tre produzioni nuove di zecca, riallestimenti di spettacoli amati assenti da un po’ di tempo dalle scene. Il Patafisico valorizza i talenti locali ma ospita con altrettanto piacere progetti teatrali innovativi che arrivano da tutta Italia. Tra i palermitani in cartellone: Rosario Palazzolo, Margherita Ortolani, Dario Muratore, Claudia Puglisi. Si riconferma la collaborazione con la Compagnia i Clandestini e i suoi percorsi di riabilitazione attraverso il teatro e si rinnovano i consueti appuntamenti con i due Festival organizzati dal PTP: il Minimo Teatro Festival (festival di corti teatrali) e SorsiCorti festival di cortometraggi). E ancora, il Poetry Slam. Infine c’è la stagione per i piccoli con 12 spettacoli.
Insomma, tutto pronto per la partenza della nona stagione del Patafisico. Si comincia con Ammezzaluna, venerdì e sabato 26 e 27 ottobre alle ore 21 e domenica 28 alle ore 18. Una produzione del Piccolo Teatro Patafisico con Blitz, con la regia e la drammaturgia a cura di Margherita Ortolani, con Marta Cannuscio, Ibrahima Darre, Sara Esposito, e con Margherita Ortolani e le scene di Vito Bartucca, che spiega: “Si tratta di un lavoro poetico ispirato all’eredita di Italo Calvino, soprattutto la fase più narrativa e delle Lezioni americane”.
“Un inno alla leggerezza e all’esattezza. Perché un contenuto sia veicolato bene occorre che la forma rispetti delle regole molto precise, pur non essendo rigida. È quello che stiamo cercando di fare con questo spettacolo. Il teatro a volte diventa un po’ troppo macchinoso, se non nichilista. Il nostro è un inno alla leggerezza”.