Criticità, spesa per le pensioni, il silenzio sulle manovre finanziarie in negativo. Sono solo tre dei colpi inferti a Crocetta e al suo governo dai magistrati della Corte dei Conti all’indomani della mazzata referendaria. I magistrati hanno evidenziato in una relazione come “L’amministrazione regionale non tenga conto della contrazione di nuovi debiti e, quindi, non considera tali poste e la relativa incidenza nel quadro tendenziale“.
Sono state sottolineate le criticità tra cui entrate, spesa per le pensioni e, soprattutto, il mancato riferimento alle ultime manovre finanziarie, come l’accensione con la Cassa depositi e prestiti del mutuo da 65 milioni di euro per consentire ai Comuni di chiudere i bilanci dell’anno in corso per cui il deficit della Regione ha superato quota otto miliardi e 400 milioni. Secondo la magistratura contabile, inoltre, “Il Defr e la nota di aggiornamento non riescono a illustrare un percorso di politica delle entrate, coordinata con obiettivi programmatici individuabili in termini di risultati sperati, che non consistano nel mero raggiungimento dell’obiettivo finanziario di saldo positivo previsto dalle disposizioni di legge per il triennio 2017-2019“. Peraltro, il contenimento della spesa, più che da interventi contabili, è stato determinato dai quattro mila prepensionamenti in programma fino al 2020, che fino ad ora hanno si, portato risparmi per circa 141 milioni di euro, ma che avranno conseguenze sull’aumento della spesa per pensioni di 81 milioni, per cui alla fine il vero risparmio ammonterà a 61 milioni di euro.
“Per le rimanenti misure di razionalizzazione e contenimento, nonché di allineamento alla normativa statale – registrano i giudici – non sono state fornite notizie o elementi tesi alla quantificazione dei risparmi“. Criticità, inoltre, sono state rilevate in materia di spesa previdenziale. Sembrano infatti discordanti le cifre inserite nel Defr del governo regionale, rispetto a quelle in possesso dei giudici della Corte dei Conti. “Credo che rispetto a qualche anno fa un punto di svolta ci sia stato, con rilievi più formali che sostanziali – questo il commento dell’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei – qualche anno fa i rilievi erano più sostanziali e si parlava di entrate gonfiate, residui attivi inesigibili. Insomma una situazione che stava portando al default“. Preoccupante, in questa mareggiata, l’ultimo dato fornito da Istat che rende noto come più della metà dei siciliani, due milioni e 700 mila, siano a rischio povertà ed esclusione sociale. Non solo, il 27,3 per cento vive in uno stato di grave deprivazione. I Cinquestelle giudicano indicativo sia il dato statistico che la relazione della Corte dei Conti: “L’ulteriore conferma che il “governo della rivoluzione” (come lo definì Crocetta), a trazione Pd, è stato uno dei più fallimentari della storia della Sicilia“.