“Firenze consegnava i proventi degli appalti illeciti alla famiglia di Messina Denaro”. Lo ha detto Antonio Merola, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Trapani parlando dell’operazione Ebano che stamane ha condotto in galera l’imprenditore Rosario Firenze e ai domiciliari il geometra Salvatore Sciacca (nella foto a lato). “L’operazione rientra in una manovra più ampia – ha detto Lucio Arcidiacono, comandante del reparto Anticrimine – che riguarda la cattura di Messina Denaro, cercando di attaccare le fonti di finanziamento del latitante”.
Le indagini hanno avuto inizio nel 2014, in seguito alle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, arrestato nel dicembre 2013 nell’ambito dell’operazione Eden. “Firenze consegnava dei soldi in contanti alla famiglia mafiosa – ha detto Diego Berlingeri, comandante del Nucleo investigativo – ritirandoli da un libretto al portatore. Si tratta di quasi 2 mila euro al mese che venivano consegnati a Patrizia Messina Denaro e questa informazione la conosciamo attraverso le intercettazioni. A chi li abbia consegnati dopo l’arresto della sorella del latitante è ancora oggetto di indagine“. Nel blitz sono coinvolti anche due dipendenti comunali che stamane hanno ricevuto un avviso di garanzia. “I due funzionari – ha detto Merola – sono indagati nell’ambito dello stesso procedimento penale ma in seguito alle dichiarazioni di Cimarosa, il sindaco fece una rotazione dei dirigenti del comune di Castelvetrano, e furono trasferiti d’ufficio“.
Tra gli appalti monitorati l’assegnazione dei lavori pubblici come la realizzazione della condotta fognaria di via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. “Abbiamo monitorato almeno 5 appalti, aggiudicati senza difficoltà. Attraverso due funzionari compiacenti, riuscivano a conoscere la percentuale esatta del ribasso da inserire nell’offerta e le intercettazioni ricostruiscono con estrema precisione. Era un po come vincere facile. Ad uno dei quattro imprenditori individuati come prestanome, fu indicato il dato da inserire nella richiesta, ma fallì, raccogliendo gli improperi di Firenze. La vicinanza a questi funzionari del Comune, era legata all’appartenenza di Firenze alla mafia ed è stato efficace trovare riscontri nelle dichiarazioni di Cimarosa che, interrogato sul punti disse che Firenze era l’imprenditore più vicino a Messina Denaro, dicendoci cosa riusciva ad aggiudicarsi e come”.
Rosario Firenze (nella foto) nell’ottobre 2014 aveva ricevuto un’interdittiva antimafia dalla Prefettura di Trapani e l’Assessorato regionale all’Energia gli aveva ritirato una convenzione per il riciclaggio degli inerti di una cava. “Firenze formalmente non poteva aggiudicarsi lavori pubblici – ha continuano Merola – e inizialmente rispose con una lettera alla Prefettura dicendo di non far parte della società e presentando ricorso. Inizialmente la ditta fu intestata ai fratelli e poi scelsero di far aggiudicare i lavori ad alcune ditte compiacenti per ottenerne i subappalti, quindi anche se formalmente c’era un controllo da parte delle istituzioni, loro riuscivano ad aggirarlo”.